Innovare in azienda, intervista a Raffaele Tassone

Aziende e digitale, il futuro delle aziende innovative italiane

Intervista a Raffaele Tassone CEO di Innotek e Challenging

21 Settembre 2021

Cosa sono Innotek e Challenging? Qual è la loro mission?

«Innotek è una società di consulenza manageriale e tecnologica che offre servizi e soluzioni ad aziende multinazionali operanti nel territorio nazionale e in Europa in generale.

Abbiamo costituito Innotek con l’obiettivo di mettere a fattor comune le esperienze e le competenze di un gruppo di aziende che operano da anni nel settore dell’innovazione e della tecnologia. Lavorando insieme ai nostri clienti, ci siamo resi conto che c’era un bisogno espresso di supporto professionale per quanto riguarda tutto quello che è il mondo delle competenze professionali legate ad attività progettuali - e alla cosiddetta talent acquisition, talent attraction - ragion per cui a dicembre dello scorso anno ho costituito anche Challenging, che è una digital talent consulting company che ha come obiettivo quello di aiutare, non soltanto multinazionali ma anche aziende di dimensioni più ridotte, a creare un percorso di valorizzazione del talento, legato all’evoluzione tecnologica e digitale». 

Cosa significa oggi innovazione?

«Innovazione è una delle parole forse più utilizzate nel settore nel quale operiamo, ma non soltanto. Siamo bombardati da opzioni tecnologiche, di utilizzo di strumenti digitali, dal punto di vista puramente professionale, aziendale, su quali prodotti utilizzare per l’azienda, che tipo di evoluzioni fare, magari dei prodotti che attualmente ho già in essere.

Per me l’innovazione è un’attitudine al cambiamento che va coltivata attraverso la conoscenza di sé, e vuol dire che non c’è un’unica accezione di innovazione, ma dipende molto dalla tipologia di azienda, di attività e soprattutto dipende dal tipo di percorso che si vuole fare. Quindi noi con le nostre società di consulenza facciamo una cosa molto semplice: cerchiamo di calarci nel contesto aziendale e di capire qual è il livello di digitalizzazione e qual è il livello tecnologico in cui si trova l’azienda, per poi capire cosa vuol dire innovazione».

In che modo Innotek e Challenging aiutano le aziende a innovare?

«Abbiamo la fortuna di lavorare tutti i giorni con e dentro le aziende, quindi i nostri consulenti e tutti i nostri progetti si fanno a braccetto con i nostri clienti portando le nostre visioni, il nostro metodo, le nostre competenze. Per quanto riguarda Innotek abbiamo elaborato, come primo step, un modello che ci permette di valutare il grado di digitalizzazione dell’azienda stessa e rappresenta la base di partenza per ogni genere di valutazione. La stessa cosa anche con Challenging riguardo al mondo delle competenze e dei talenti, in questo caso abbiamo creato una piattaforma digitale che ci permette - e permette alle aziende - di gestire in maniera completamente digitale l’intero processo di on-boarding, di attraction dei talenti e di gestione dell’evoluzione delle competenze. Quindi anche con Challenging, ci sediamo accanto al cliente e lo accompagniamo in quello che può essere un percorso di creazione di valore».  

 La trasformazione digitale può supportare le aziende sia nell’innovazione di prodotto che di processo?

«Tutte le iniziative che un’azienda mette in atto per migliorarsi, per evolversi dal punto di vista tecnologico e non, hanno un impatto sull’information technology, sia sul prodotto che sul processo. Qualunque genere di iniziativa progettuale per noi riguarda il modello.

A mio avviso, andiamo su due velocità: una è quello che facciamo tutti i giorni, e noi siamo un’azienda molto tecnologica e completamente spinta verso l’innovazione che secondo me ad oggi è fatta di strumenti, che sono appunto l’evoluzione di tutta la parte web quindi con il coding evoluto, con tutta la parte legata al mondo del cloud, siamo degli esperti nel mondo della DevOps, quindi lo sviluppo e poi la parte operation e lavoriamo con una metodologia che è quella agile. Non sempre, ma noi siamo sicuramente degli “agilisti”, il che permette di migliorare l’efficienza e l’efficacia dei progetti sia in termini economici che di risultato. Non ultimo la sicurezza, sia spiccatamente informatica che delle strutture. Veniamo da un periodo in cui abbiamo lavorato in smartworkin e remoteworking nella migliore delle ipotesi, la sicurezza delle reti è una cosa fondamentale; essere attrezzati per poter lavorare da remoto con i colleghi che fino al giorno prima vedevamo tutti i giorni è sicuramente un grandissimo vantaggio. In questo abbiamo aiutato le aziende nel rendere fluida la gestione anche di questo cambiamento. Poi c’è anche un’altra tipologia di innovazione che riguarda i trend

tecnologici e innovativi. Su questo secondo macro ambito noi siamo dei facilitatori perché, se da una parte viviamo l’azienda e continuiamo a fare qualcosa oggi per domani, dobbiamo comunque sempre guardare a un bisogno che inizia ad essere espresso oggi e che un domani dovrà essere realizzato».

 Data la rapida escalation dell’innovazione in azienda, in che modo si riesce a prevedere l’evoluzione tecnologica?

«Dobbiamo essere startupper nell’animo forse, quindi dobbiamo essere curiosi.

Facciamo parte di community di vario genere, quindi innanzitutto seguire le community e la seconda cosa è il fatto di vivere l’azienda. Tutti i giorni, insieme ai nostri clienti e ai nostri partner, seguiamo delle strade che ci portano a scegliere dei prodotti e delle tecnologie da utilizzare. Non sempre la scelta è l’unica che possiamo fare, spesso facciamo delle source selection, degli assessments su quelle che possono essere le tecnologie e questo ci permette, ci costringe forse, insieme ai nostri clienti, a cercare quegli asset tecnologici che sono effettivamente i più centrati sulle esigenze aziendali». 

Quali sono le nuove figure professionali necessarie alla trasformazione digitale delle aziende? E quali quelle che supportano le imprese attraverso la consulenza manageriale?

«Oggi viviamo una sorta di rinascimento tecnologico, un momento di grande euforia. E soprattutto chi ha entusiasmo, chi di base ha l’attitudine al cambiamento, chi magari fa consulenza, ma non solo, ha l’opportunità di costruirsi il proprio job title e la propria professionalità facendolo in un modo molto semplice: lavorando nelle aziende. Con lo sviluppo del software, evoluto per il cloud, ci sono professionalità che oggi esistono, che prima non esistevano ma che già stavano cambiando. Le professionalità del domani oggi non esistono, c’è un solo modo per crearle o per ricercarle che è quello di viverle. Bisogna essere curiosi, dobbiamo assolutamente essere noi stessi i primi portatori del cambiamento».