Digitalizzazione delle imprese? Non ancora per l’Italia. La Commissione Europea, nell’ultimo report relativo all’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI – Digital Economy and Society Index), boccia ancora una volta il nostro Paese. Le informazioni evidenziano accuratamente la competitività dei paesi UE nell’ambito dell’adozione delle tecnologie digitali, analizzando una serie di fattori quali la connettività, il capitale umano, i servizi pubblici digitali, l’utilizzo di internet e della tecnologia digitale in ambito business. Da questa analisi l’Italia ne esce sconfitta, posizionandosi al 25° posto nella classifica dei 28 Stati membri dell’Unione Europea, quart’ultima tra le nazioni più obsolete del vecchio continente insieme a Romania, Grecia e Bulgaria. Nonostante il pessimo risultato, però, nel corso degli ultimi anni l’Italia ha fatto registrare nel complesso un lieve miglioramento, anche se la sua posizione nella classifica DESI è rimasta invariata.
Digitalizzazione delle imprese italiane: qualcosa si muove
L’integrazione tra tecnologie e servizi pubblici online rappresenta il principale catalizzatore del progresso digitale a livello nazionale. Sebbene non ci siano stati grandi miglioramenti, un segnale positivo è offerto dalle prestazioni in termini di copertura delle reti NGA, ovvero le reti in fibra ottica, con le quali si sta recuperando tutto quel gap digitale accumulato rispetto alle altre nazioni. Ancora una volta la sfida principale per l’Italia è rappresentata dalla carenza di competenze digitali. Benché il governo abbia adottato alcuni provvedimenti al riguardo, si tratta di misure che appaiono ancora insufficienti. Se, da una parte, l’utilizzo e l’integrazione delle tecnologie digitali ancora non è paragonabile alla popolazione degli stati della zona settentrionale-baltica, dall’altra a livello aziendale è stato fatto qualche progresso. Le imprese italiane si collocano, infatti, al di sopra della media (con relativo avanzamento in classifica) per quanto riguarda l’utilizzo di soluzioni di e-Business come scambio di informazioni elettroniche e RFID (identificazione a radio frequenza, per esempio le soluzioni contactless). Sul fronte dell’e-commerce, invece, il quadro si presenta contraddittorio: a un incremento della percentuale di PMI che si dedicano ad attività di vendita online, anche a livello transnazionale, si contrappone una flessione delle vendite elettroniche.
Strategie per l’informatizzazione delle imprese
Un Paese come l’Italia – da sempre a forte vocazione creativa, industriale ed esportatrice – non può permettersi di rimanere indietro e perdere le molteplici occasioni che la digitalizzazione può offrire. Per far fronte alla necessità di colmare il gap di competitività accumulato in questi decenni, dal 2012 l’Agenda Digitale Italiana (ADI), documento strategico realizzato in seguito alla sottoscrizione dell’Agenda Digitale Europea, è entrata in azione definendo linee guida, modalità e priorità di intervento per permettere alle PMI di avviare un processo di digitalizzazione e informatizzazione. Produrre e servire in modo “intelligente” vuol dire connettere con la miglior efficienza possibile i processi dell’intera filiera produttiva, ma anche agire con maggiore reattività e flessibilità in un mercato sempre più mutevole, esigente e imprevedibile. Le aziende della maggior parte degli stati europei viaggiano a una velocità decisamente non sostenibile dalle nostre imprese, ma l’Italia, nel suo piccolo, cerca di tenere il passo con l’attivazione di una serie di strategie come il Piano Impresa 4.0, il cui fattore di leva più importante è la digitalizzazione della PA, che può assicurare piattaforme e infrastrutture di servizio più semplici ed efficaci, nonché fondi per incrementare le competenze digitali della popolazione, accelerando tutto il processo. Una volta che tutti gli elementi del Piano Impresa 4.0 saranno finalmente operativi si prevede un’accelerazione del processo di digitalizzazione delle PMI.
Il Fondo Nazionale Innovazione e Confindustria per la rivoluzione digitale delle PMI
A fronte dei dati allarmanti evidenziati dal report DESI, il Governo italiano ha presentato a Torino il Fondo Nazionale Innovazione (FNI), inserito nella Legge di Bilancio 2019. Un miliardo di euro stanziato per le start up italiane che dovrebbe essere raddoppiato negli anni a venire. Il piano, articolato in tre anni, è molto ambizioso: il Fondo è uno strumento finanziario che aiuterà chi fa impresa d’avanguardia a trovare i capitali di rischio necessari per la loro crescita. Questi soldi dovrebbero essere disponibili a partire da maggio e saranno gestiti interamente dalla Cassa Depositi e Prestiti, attraverso una cabina di regia che gestirà le risorse pubbliche e private dedicate all’innovazione e alla trasformazione digitale delle imprese. Lo strumento operativo del FNI sarà il venture capital. Saranno possibili due tipologie di investimento: quello diretto a start up e PMI innovative oppure l’investimento indiretto, scegliendo determinati fondi per puntare su più società promettenti. In programma nei prossimi tre anni sono previsti anche altri 45 milioni di euro per l’intelligenza artificiale e lo sviluppo di tecnologia blockchain.
Un ruolo importante per l’ADI lo gioca anche Confindustria, grazie alla quale sono stati creati 18 poli di innovazione digitale che rappresentano per le aziende il principale punto di accesso all’Industria 4.0. Questi “centri di competenza”, fondati su partnership private fra università, centri di ricerca e aziende, consentono alle PMI di usufruire di servizi finalizzati all’introduzione di tecnologie digitali avanzate e di partecipare all’ecosistema innovativo a livello regionale, nazionale ed europeo. Inoltre Confindustria ha stretto un accordo di collaborazione con Google per supportare le imprese nel processo di informatizzazione, virtualizzazione e trasformazione digitale. Formazione sulle competenze digitali, machine learning e intelligenza artificiale, supporto all’internazionalizzazione e presenza online delle aziende saranno gli aspetti centrali su cui si punterà per incentivare la digitalizzazione aziendale. Il progetto farà leva sulle competenze associative e la rete territoriale di Confindustria, unite alla tecnologia e alle iniziative dedicate da Google alla sensibilizzazione sull’impatto economico di Internet. L’obiettivo finale sarà quello di fornire alle imprese italiane gli strumenti necessari per cogliere totalmente il potenziale dell’aspetto digital, diminuendo e, in futuro, annullando definitivamente il digital divide nel nostro Paese.