Coltivazioni italiane e nuove colture agricole

Sulla sicurezza alimentare la normativa è ampia

21 Luglio 2022

 

L’agricoltura, che pure ha mostrato resilienza nel periodo della crisi pandemica - registrando un calo del valore della produzione solo dell’1% rispetto al 2019 - ha davanti a sé non poche sfide da affrontare per rispondere agli importanti cambiamenti di varia natura in atto. Da qui al 2030, infatti, si assisterà ad una vera rivoluzione del settore agricolo in Italia su più fronti: ecologico, digitale e una grande diffusione di nuove colture agricole.

L’aumento della domanda, conseguenza di una popolazione mondiale in costante crescita, la necessità di una produzione rispettosa dell’ambiente nonostante la necessità di colture redditizie, la richiesta di prodotti sempre più sani da parte dei consumatori (sulla sicurezza alimentare la normativa è ampia e riguarda aspetti qualitativi, organolettici e igienico-sanitari), l’ottimizzazione delle risorse naturali sempre più scarse, in particolare l’acqua, sono le principali prove che il settore agricolo in Italia e nel mondo si troverà ad affrontare.

Come cambierà quindi la produzione agricola nei prossimi anni e quali saranno le colture redditizie sono le domande più diffuse, così come ci si interroga su quali saranno i futuri investimenti in agricoltura.

Le coltivazioni italiane 

Analizzando la situazione attuale, se da un lato il settore agricolo in Italia ha bene resistito agli effetti della pandemia (sono state in particolare le aziende di piccole dimensioni a conduzione familiare a resistere meglio alla crisi sanitaria) si è però registrata una ripresa più lenta nel 2021 rispetto ad altri settori economici, con un calo dei volumi produttivi dello 0,4%, questo è dovuto in particolare a fattori climatici avversi, che hanno danneggiato il 17,8% delle aziende.

Le aziende agricole in Italia si caratterizzano per una spiccata impronta familiare, nel 2020 infatti in oltre il 98% delle aziende del settore la manodopera faceva parte della famiglia.

Per far fronte alle rivoluzioni che l’aspettano il settore si sta orientando verso nuove colture agricole su cui può essere redditizio investire nell’imminente futuro. 

Nuove colture agricole e investimenti in agricoltura 

Alcune delle coltivazioni che si stanno diffondendo rapidamente nei terreni seminativi del nostro Paese, proprio perché considerate coltivazioni redditizie, sono:

  • canapa industriale;
  • zafferano;
  • tartufo;
  • gingseng;
  • quinoa e frutta esotica;
  • piante officinali;
  • bambù e piante proteiche (pisello proteico, fave e favette, lupino dolce) ;
  • foraggere leguminose come erba medica e trifoglio;
  • proteoleaginose (come girasole, soia e colza).

Queste colture, in particolare le quelle proteiche, hanno tra l’altro diversi benefici sull’ambiente, come il miglioramento della fertilità del terreno, la riduzione dell’impiego di fertilizzanti, evitano inoltre il depauperamento dei terreni come nel caso delle monocolutre di cereali, e ancora migliorano la biodiversità agricola e infine favoriscono una maggiore sicurezza alimentare grazie ad un migliore equilibrio tra proteine animali e vegetali. Quella del prossimo futuro sarà quindi un'agricoltura innovativa  che necessiterà sempre di più di strumenti tecnologici all’avanguardia, e che dovrà essere in grado sia di impegnarsi sulla sostenibilità sia di far fronte alle sfide citate. Incentivi e investimenti in agricoltura diventano quindi sempre più importanti: da questo punto di vista il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) prevede una serie di interventi, con l’obiettivo di rilanciare e modernizzare ulteriormente l’agricoltura, mettendo a disposizione di questo settore primario 4,9 miliardi di euro per il potenziamento delle imprese e delle filiere, la lotta al dissesto idrogeologico, la tutela delle risorse naturali (acqua, suolo e foreste), la trasparenza e la tracciabilità degli alimenti, la sostenibilità e la sicurezza nei controlli.

È in particolare sul fronte della digitalizzazione che c’è ancora molto da fare. Il settore agricolo utilizza, infatti, ancora marginalmente le tecnologie digitali, anche se la quota di imprese che hanno adottato la digitalizzazione si sia quadruplicata in dieci anni passando dal 3,8% del 2010 al 15,8% del 2020.

Il processo di digitalizzazione è legato a doppio filo con l’impegno verso la sostenibilità. Nel settore agricolo la svolta sostenibile è abbastanza recente, poiché fino a qualche anno fa l’utilizzo principale delle tecnologie era quello di massimizzare la produzione agricola. Oggi con l'agricoltura digitale si intende soprattutto raggiungere l’obiettivo della conservazione della biodiversità, la cosiddetta filiera del Farm to Fork, cioè dal produttore al consumatore. Una strategia che fa parte del Green Deal europeo, che prevede entro il 2030 la riduzione del 50% dell’uso dei fitofarmaci e del 20% dei fertilizzanti, una riduzione poi del 50% dell'utilizzo di antibiotici  per gli allevamenti e l’aumento del 25% delle superfici coltivate a biologico e, infine, una ulteriore estensione dell’etichetta di origine sugli alimenti.