Il mercato del legno, così come quello dell’arredamento italiano, sono cresciuti costantemente dal 2019, anno che si era chiuso con un fatturato di circa 48 miliardi di euro per la filiera che, grazie anche agli incentivi per l’acquisto di mobili e alle detrazioni fiscali sull’arredamento, ha toccato quota 56,6 miliardi di euro nel 2022, anche se la crescita del +12,7% rispetto al 2021 è stata inferiore di quella del 2021 sul 2020 (+14%). Un anno complicato, quindi, il 2022 per la filiera che ha però mostrato una grande resilienza puntando molto sulla qualità. Il buon rapporto qualità prezzo, con una preponderanza spiccata della qualità sia nel design che nel materiale, hanno fatto crescere l’export dell’arredamento italiano di fascia alta e medio alta. In particolare è la Lombardia la regione che registra la maggiore crescita con +18,8% nel 2022 sull’anno precedente, seguita dal Veneto dove va segnalato il primato italiano per la provincia di Treviso, con +12,7% sul 2021 e infine il Friuli Venezia Giulia (+12,7% sul 2021).

Nonostante il trend sia stato in leggera discesa nel corso del 2022, i dati fotografano in generale un buono stato di salute per il l’arredo in legno. Un settore di grande rilevanza per l’economia del Paese, con 70mila imprese, circa 290mila addetti, e che vale 49 miliardi di euro di cui 18 miliardi destinati all’export. Il mercato del legno è infatti prevalentemente votato all’export, dove Lombardia, Veneto e Friuli-Venezia Giulia hanno un ruolo prioritario coprendo quasi il 70% del valore esportato.

È in particolare l’arredamento italiano ad avere fatto registrare, negli ultimi anni, un’ascesa inarrestabile con un vero boom di esportazioni nel 2021 per i mobili made in Italy. Però, secondo i dati elaborati dal Cetro Studi di FederLegno Arredo su fonte Istat, si evidenzia una frenata in atto per il settore legno arredo. Se nei primi nove mesi del 2022 la filiera ha venduto all’estero prodotti per un controvalore di circa 15,6% miliardi di euro (con una crescita del 16% rispetto allo stesso periodo del 2021), il confronto con i trimestri precedenti evidenzia un rallentamento. Nel periodo gennaio-marzo la crescita dell’export era stata del 21% rispetto allo stesso trimestre del 2021, ma già il secondo trimestre si era mostrato meno dinamico facendo registrare un +16% e un terzo trimestre in ulteriore rallentamento in cui la crescita dell’export si è fermata all’11%. Per quanto riguarda i principali mercati di sbocco per l’arredo e i prodotti in legno italiani la Francia ha guadagnato il primo posto, seguita dalla Germania e dagli Stati Uniti.

 

Mercato del legno: le cause del rallentamento

 

Il rallentamento congiunturale è da annoverarsi tra le cause del rallentamento del settore a cui si aggiungono altri fattori:

  •  aumento del costo delle materie prime;
  • rincaro dell’energia;
  •  il conflitto tra Russia e Ucraina.

Minacce che pesano anche sulle previsioni future. In particolare per quanto riguarda i rincari quello del prezzo del legno rappresenta una seria minaccia per le industrie del legno e per l’intero settore. L’indice Istat dei prezzi alla produzione dell’industria evidenzia infatti l’aumento dei prezzi proprio di questa preziosa materia prima, che è stato del 31% nei primi tre mesi del 2022 rispetto al 2019. L’aumento del prezzo del legno e il caro energia determineranno in particolare un calo nel settore dei pannelli, il cui processo di produzione richiede un grande quantitativo di elettricità.

Il dimezzamento del Bonus mobili e del Superbonus 110%, previsto dalla Legge Finanziaria ha avuto anch’esso un impatto negativo sugli ordini dell’arredo in legno e non solo. Infine il conflitto russo-ucraino ha fatto subire un’impennata al costo del legno e con le relative sanzioni verso Mosca, rappresenta un altro fattore di crisi, la Russia è infatti sempre stata un importantissimo mercato di sbocco per l’arredamento italiano. In particolare la Russia predilige - oltre all’arredamento domestico - anche i mobili da ufficio, mentre negli Stati Uniti prevale la richiesta per l’arredo domestico e da esterno, in Cina per i divani, in Australia per l’illuminazione e in Corea per le cucine.

 

Il legno-arredo e la sostenibilità

 

Sul fronte della sostenibilità l’Italia è prima in Europa per il settore del Legno-Arredo.

Riciclo delle materie prime e efficientamento energetico sono le due direttrici lungo cui si impegnano le imprese della filiera. L’industria dell’arredamento italiano ha sempre mostrato un elevato impegno verso l’ economia circolare riuscendo a produrre sempre meno emissioni climalteranti rispetto agli altri grandi Paesi industriali con 26 chili ogni mille euro di produzione, a fronte di quantitativi maggiori degli altri produttori: 43 chili per la Germania, 49 per la Francia, 79 per il Regno Unito fino ad arrivare ai 200 chili della Spagna.

In relazione a questi risultati ci sono costanti investimenti da parte dell’industria del legno. Secondo un’indagine di FederLegnoArredo oltre il 60% delle aziende intervistate indica come prioritari gli investimenti per l’efficientamento energetico.

 

Il settore in sintesi

 

Il 2022, nonostante sia stato un anno complicato anche per il settore del Legno-Arredo, si è chiuso facendo registrare un andamento complessivamente positivo con un +12,7% sul 2021 nella produzione, pari ad un valore di 57 miliardi di euro. Un risultato che ha portato l’Italia al quarto posto nel mondo per produzione e che ha rappresentato la sintesi di:

  • un +11,1% del comparto Arredamento;
  • un +14,3% del comparto Legno;
  • di un 15% del Commercio Legno.

Per quanto riguarda il mercato del legno italiano (valore 35,6 miliardi di euro) la crescita della filiera ha raggiunto il +12,3%, grazie al contributo positivo del Macrosistema Legno, trainato soprattutto dai comparti delle finiture per edilizia (porte, finestre, pavimenti in legno) che hanno beneficiato dei diversi bonus edilizi.

La resilienza del comparto alle difficoltà si deve in particolare ad un tessuto di 37mila micro e piccole imprese nelle quali sono occupati 153mila addetti, un cluster ad alta vocazione artigiana che ha saputo affrontare le difficoltà di questi anni, e che ha meglio recuperato i livelli di produzione pre-pandemia.

Tra i settori trainanti per l’economia nazionale c’è sicuramente quello del Legno-Arredo, un settore particolarmente votato all’export per quanto riguarda in particolare i mobili. Sono questi infatti ad essere i prodotti più significativi della filiera per valore esportato (oltre 9 miliardi di euro complessivi). Le esportazioni di mobili, che costituiscono il 37% del volume di fatturato totale della filiera, sono cresciute del 16% nel periodo gennaio-settembre 2022.

A tenere alta la bandiera del comparto, ormai da anni, sono anche le imprese maggiormente legate alla realtà del design, eccellenze che esportano in tutto il mondo pezzi che raccontano il saper fare e la creatività. Sono gli artigiani del lusso ad avere mostrato particolare resilienza nel corso del 2021 e del 2022. Se i due anni appena passati hanno sostanzialmente rappresentato un periodo positivo per il comparto, già nel secondo semestre del 2022 però si è registrato un certo calo dovuto alla congiuntura economica, al rincaro delle materie prime e dell’energia e alle conseguenze del conflitto russo-ucraino. Minacce che stendono la loro ombra anche sull’anno in corso. Il 2023 si prospetta infatti un anno complicato per le tante incertezze dal punto di vista economico, geopolitico, energetico, sia per un’inflazione che ancora fa paura, anche se secondo gli esperti scenderà al 6,3% nel corso di quest’anno.

Sul fronte della carenza delle materie prime c’è da notare che l’Italia, nonostante le numerose aree boschive di cui è ricca, è il primo Paese importatore di legname da industria, un fattore dovuto alla scarsa pianificazione che ha caratterizzato negli ultimi decenni la gestione delle risorse forestali del Paese. Oggi infatti il tasso di utilizzo dei boschi è fermo al 33%, un dato molto inferiore alla media europea. Elemento questo che rende i Paese dipendente dalle forniture straniere a condizioni economiche meno vantaggiose.

In questo contesto il conflitto russo-ucraino ha aggravato la situazione, accrescendo le difficoltà di approvvigionamento delle imprese e spingendo ancora di più al rialzo i prezzi di materie prime ed energia, rendendo anche meno competitivi i prodotti. Le risorse per affrontare questi elementi di crisi, in particolare sulla carenza di materie prime come il legname, ci sono. Oltre alle risorse previste dal PNRR, c’è oggi a disposizione una nuova Strategia Forestale Nazionale, con una dotazione annuale di 30 milioni di euro per il periodo 2022/2023 e di 40 milioni di euro per il 2024/32. Fondi destinati all’incentivazione delle superfici boschive e allo sviluppo della bioeconomia forestale, con lo scopo anche di rendere il comparto sempre più sostenibile.