Covid19: l'impatto sull'economia italiana

Qual è l'impatto del Covid19 sull'economia italiana? 

Il blocco imposto nel 2020 dai governi nazionali a oltre metà della popolazione mondiale per appiattire la curva dei contagi ha colpito il mondo come un meteorite, spingendo l'economia globale nella peggiore recessione dai tempi della seconda guerra mondiale.

Da gennaio 2020, l'impatto dell'epidemia è passato da essere uno shock dell'offerta localizzato e incentrato sulla Cina, che ha comunque inviato onde d'urto sulle catene di fornitura mondiali, ad essere un violento shock della domanda che ha danneggiato i consumi e gli investimenti non più solo in Cina, ma anche in Europa, Stati Uniti e America Latina.

L’Italia, che nel 2020 aveva visto una perdita del PIL pari al 8,8%, a causa del blocco delle attività sociali e produttive interne, si trova oggi ad affrontare nuove sfide.

La Russia ha infatti attaccato l'Ucraina, scuotendo ancora una volta l'economia globale, e le sanzioni  con relative controsanzioni sono sempre più un'arma a doppio taglio che rischia di aumentare il rischio di recessione globale.

Per l'economia italiana, che dipende quasi completamente dall'importazione di combustibili fossili, gli ultimi mesi del 2022 rischiano di essere difficili anche per un possibile blocco delle importazioni di gas naturale dalla Russia

Covid, guerra e inflazione: l’impatto sulla economia italiana

Il nostro sondaggio Allianz Pulse mostra che la maggior parte dei consumatori in Germania, Francia e Italia intende ridurre i propri consumi reali e i loro risparmi nei prossimi mesi.

Ad aprile 2022 Istat stimava ancora una crescita congiunturale per entrambi i flussi commerciali con l’estero, più intensa per le importazioni (+7,0% a causa dell’impennata dei prezzi energetici) che per le esportazioni (+1,5%). L’aumento su base mensile dell’export è dovuto all’incremento delle vendite verso entrambe le aree, Ue (+1,2%) ed extra Ue (+1,8%).

L’inflazione viaggia a tassi annui sul 7,7% negli Usa e sul 6,8% in Italia ed è sospinta dai beni energetici e alimentari. Al netto di queste due componenti è circa. la metà. I maggiori rincari sono proprio fra gli alimentari per cui, ad esempio, complice la guerra in Ucraina l’olio di semi è schizzato del 70%.

Il 17,1% delle aziende intervistate sta già sperimentando ritardi di pagamento. Che la situazione sia in peggioramento lo dimostra un’indagine svolta da Allianz Trade assieme alla società di ricerca Format Research su un campione di 1800 imprese: il 27% lamenta ritardi oltre i 30 giorni, il 37% fino a 60 e il 20% superiore a 90 giorni.

Il numero di insolvenze aziendali crescerà in maniera contenuta nel 2022 (+6%) - raggiungendo i 9.200 casi con punte in autunno nel Nord Est - e più sostenuta nel 2023 (+21%) - 10.700 casi - leggermente al di sopra del livello pre-pandemia. Ad arginare nel breve termine l’aumento, contribuiranno due fattori. Da un lato le imprese hanno iniziato l'anno con fondamentali societari favorevoli, come evidenziato da: ridotto numero di imprese fragili (sulla base dei dati finanziari del 2021, passate dall'11% al 7%); alto livello di depositi; indice di liquidità delle società quotate (+5% a/a nel 2021, +31% rispetto al pre-pandemia). Dall’altro, le autorità italiane sosterranno le imprese con misure straordinarie analoghe a quelle adottate durante la pandemia.

E quali sono i settori maggiormente colpiti?

Con la crisi in atto cambieranno le abitudini dei consumatori e delle imprese. I settori più ciclici (commercio e costruzioni) saranno maggiormente colpiti assieme a quelli più energivori, specie se non adeguatamente sostenuti da un meccanismo di ristoro per chi è colpito dalle sanzioni.

A rischio i settori colpiti dallo tsunami dei chip che non accenna a placarsi, come automotive ed elettronica, con implicazioni prima imprevedibili per settori utilizzatori come quello finanziario.

Per fortuna il settore del food rimane uno dei più solidi nonostante la crisi idrica grazie all’export di alcuni prodotti come il prosecco e l’eyewear che continuano a correre. Buono anche l’andamento del comparto turistico che si sta risollevando da una forte crisi legata al lockdown. Quest’ultimo può venire impattato soprattutto dopo la stagione vacanziera da  Omicron 4 e 5 che continuano a far volare i contagi anche attraverso reinfezioni. L'incidenza ogni 100mila abitanti è infatti quasi raddoppiata a livello nazionale.

Metallurgia, prodotti petroliferi e farmaceutica continuano a guidare la crescita sui mercati esteri nei primi mesi di quest’anno. Hanno buone probabilità di continuare nel trend positivo nei prossimi mesi nonostante l’aumento dei costi dei trasporti internazionali e il deficit energetico che è il triplo di un anno fa.