EXECUTIVE SUMMARY

 

  • La guerra in Ucraina sottolinea che aumentare gli investimenti in infrastrutture intelligenti per il clima è necessario per garantire la sicurezza energetica e alimentare nella transizione verso un futuro a basse emissioni di carbonio. Progetti di infrastrutture verdi ben pianificati non solo aumentano la crescita potenziale della produzione e migliorano la resilienza, ma possono anche contribuire a ridurre l'impronta di carbonio che deriva dal progresso economico.  
  • Tuttavia, gli attuali piani di investimento pubblico da soli non saranno sufficienti per il riequilibrio strategico verso infrastrutture rispettose del clima. Permangono importanti carenze di investimenti, soprattutto nell'energia elettrica e nelle reti (in Europa si va dall'1,6% e dall'1,3% del PIL annuo rispettivamente in Spagna e Francia allo 0,6% e allo 0,4% in Italia e Germania), dove le esigenze di investimento sono le maggiori. Tuttavia, gli investimenti pubblici possono fungere da catalizzatore per una maggiore partecipazione privata, in particolare nelle infrastrutture verdi. Stimiamo che con un aumento di un punto percentuale degli investimenti pubblici, gli investimenti privati aumentino di 0,51 punti percentuali. Un "moltiplicatore" di affollamento verde è ancora più grande.
  • Una maggiore partecipazione del settore privato alla pianificazione, alla costruzione e alla gestione delle infrastrutture può contribuire a mitigare i vincoli del settore pubblico nel finanziamento della transizione verde. Gli assicuratori sulla vita e i fondi pensione in particolare saranno fondamentali per mobilitare il capitale privato. Gli investimenti infrastrutturali possono portare rendimenti prevedibili e flussi di cassa stabili, fornendo una corrispondenza naturale alle loro passività a lungo termine.
  • Mobilitare finanziamenti a lungo termine richiederà la creazione di un contesto normativo favorevole per gli investimenti in infrastrutture verdi. I nostri risultati basati su un set di dati completo di prestiti per progetti suggeriscono un margine sufficiente per applicare oneri patrimoniali più bassi agli investimenti infrastrutturali, che hanno un profilo di rischio più favorevole rispetto al debito societario. Soprattutto i "progetti verdi" sembrano andare in default solo la metà delle volte su un periodo di 10 anni rispetto ai "progetti marroni", con una maggiore differenza nei mercati emergenti rispetto alle economie avanzate. Gli oneri patrimoniali che riconoscono il calo del rischio di declassamento del debito infrastrutturale nel tempo potrebbero potenzialmente liberare capitale costoso in un contesto di stretta monetaria; ciò contribuirebbe a mobilitare risorse per finanziare le infrastrutture, promuovendo così la transizione verde.
Lo studio completo “Investimenti in infrastrutture verdi: Il settore pubblico non può farlo da solo” è scaricabile a questo link: