SINTESI

 

  • In primo luogo, la debole presa dell'OPEC+ sui prezzi del petrolio. Mentre qualche mese fa l'economia globale si aspettava un prezzo del petrolio di 100 dollari al barile (bbl), oggi le quotazioni sono vicine agli 80 dollari al barile, in linea con le nostre previsioni. In effetti, i dati scoraggianti rilasciati dalla Cina e dall'Europa hanno aumentato le preoccupazioni sul fronte della domanda. In questo contesto, ci aspettiamo che l'OPEC+ estenda i tagli esistenti. Abbiamo quindi mantenuto le nostre precedenti previsioni: un'offerta più limitata e più a lungo dovrebbe portare a una media di 85 dollari al barile nel 2024, prima di scendere a una media di 83 dollari al barile nel 2025. Infine, poiché le capacità di raffinazione rimangono insufficienti, il calo dei prezzi al distributore dovrebbe essere ritardato di almeno qualche mese. 
  • Secondo, il congelamento del budget tedesco: quando la musica si ferma. La sentenza della Corte costituzionale tedesca ha tagliato i finanziamenti previsti per i progetti di politica climatica e industriale: almeno 60 miliardi di euro (pari a -0,7 punti percentuali del PIL) e altri 200 miliardi di euro destinati alla ripresa economica dal fondo di stabilizzazione economica (il cosiddetto WSF; -1,9 punti percentuali in meno per il PIL). Nel breve termine, la coalizione dovrebbe agire rapidamente, poiché la situazione crea grande incertezza per le imprese, le famiglie e gli investimenti, oltre a ridurre la competitività in un contesto economico già fragile. A lungo termine, per non mettere a rischio la transizione verde, il meccanismo di freno al debito necessita di una seria riforma.
  • Terzo, i cambiamenti della politica monetaria dei mercati emergenti: alcuni rompono le righe. I Paesi emergenti hanno dimostrato una notevole tenuta nonostante l'incertezza del contesto economico. La maggior parte di essi registra attualmente moderati deficit o addirittura avanzi delle partite correnti, con l'Asia emergente che vanta le migliori performance: la Thailandia ha ribaltato il deficit dell'anno scorso in un avanzo e il deficit esterno dell'India si è notevolmente ridotto. Il miglioramento dei saldi delle partite correnti, insieme al miglioramento delle prospettive di inflazione e alla stabilizzazione delle valute, ha spinto anche diversi Paesi dell'America Latina (Brasile, Cile e Perù) e dell'Europa orientale (Polonia e Ungheria) a dare il via a tagli dei tassi di interesse. Finora i mercati stanno reagendo positivamente, ma ci aspettiamo che il rimbalzo dei rendimenti fissi nei Paesi emergenti si attenui in attesa dei primi tagli nelle economie avanzate, cui seguirà un calo dei rendimenti sul debito in valuta locale (dal 6,5% al 6% entro la fine del 2024 e al 5,5% entro la fine del 2025). Un allentamento monetario non sincronizzato potrebbe mettere sotto pressione le valute dei Paesi emergenti e influenzare la ripresa economica in un anno caratterizzato da molte elezioni. 
Lo studio completo “La debolezza dell'OPEC+” è scaricabile a questo link: