Il futuro dell’energia tra impianti di energia rinnovabile e fonti fossili

Un acquisto di energia elettrica del 14% dall’estero a settembre 2023

L’Italia guarda alle rinnovabili, eolico, solare e geotermico su tutte, e lo fa nonostante ancora oggi la produzione di energia elettrica dipenda prevalentemente da fonti non rinnovabili. Un dato evidenziato nell’ultimo report mensile di Terna, la società che gestisce la rete elettrica di trasmissione nazionale, e che porta l’attenzione sul tema del futuro dell’energia e della transizione energetica, una sfida importante che richiede una trasformazione nel modo in cui l’energia viene generata, trasportata, immagazzinata e consumata da parte dei cittadini e delle imprese. Una sfida che può essere vinta guardando a nuovi modi di produrre energia utilizzando ad esempio impianti di energia rinnovabile e abbandonando la produzione che ancora oggi avviene tramite risorse non rinnovabili, andando così a contrastare il cambiamento climatico attraverso modelli di funzionamento economici più sostenibili.

 

Il futuro dell’energia in Italia: addio alle risorse non rinnovabili?

In base ai dati contenuti nell’ultimo report di Terna, i consumi di energia elettrica da gennaio a settembre 2023 si sono attestati a 232,46 miliardi di kWh, con una riduzione del 4% rispetto allo stesso periodo del 2022. Nel mese di settembre la produzione nazionale ha soddisfatto l’86% della domanda mentre il rimanente 14% è stato saldato grazie all’acquisto di energia elettrica dall’estero. Sempre nello stesso mese le fonti rinnovabili hanno prodotto complessivamente 10,1 miliardi di kWh, coprendo il 38,4% della domanda elettrica (contro il 30,7% di settembre 2022) in una produzione così divisa:

  • 35,9% idrico 29,8% fotovoltaico
  • 16,4% eolico
  • 13,5% biomasse
  • 4,4% geotermico

Dal confronto tra i primi sei mesi del 2023 e lo stesso periodo del 2022 è emersa inoltre una riduzione dei consumi energetici del 4,3%, una variazione dell’Indice mensile dei consumi elettrici industriali (IMCEI) del 6,4% e un calo della produzione termoelettrica (-16,6%), mentre la produzione di energia da fonti rinnovabili è aumentata del 4,3%. Un dato che fa ben sperare soprattutto alla luce delle previsioni per il 2025 dell’International Energy Agency (IEA), contenute nell’ultimo report di Allianz Trade, che stimano che più di un terzo dell'elettricità arriverà da fonti alternative come l’energia solare, eolica e nucleare destinate a soddisfare in media oltre il 90% dell’aumento della domanda globale entro il 2025.

Purtroppo però il ritmo al quale si procede all’istallazione di nuovi impianti rinnovabili risulta di molto inferiore a quanto necessario per raggiungere gli obiettivi fissati per il 2030, tanto che a fine 2022 si registravano 63,6 GW di capacità installata in Italia, di cui 3 GW installati nel corso dell’ultimo anno a fronte dei 10,7 GW della Germania, dei 5,9 GW della Spagna, e dei 5 GW della Francia. Solo l’Inghilterra ha registrato un dato simile a quello italiano (3,9 GW), riuscendo a fare di meglio nonostante una conformazione geografica meno favorevole della nostra.

La mancanza del nucleare in Italia inoltre fa sì che il Bel Paese si classifichi agli ultimi posti in Europa in termini di produzione derivante da fonti di energia alternative. A rendere meno inquinanti molte nazioni europee invece è proprio il nucleare, che viene usato:

  • in Francia per il 62% della produzione totale
  • in Slovacchia per il 60%
  • in Belgio per il 46%
  • in Slovenia per il 43%
  • in Ungheria per il 45%
  • in Finlandia per il 35%
  • in Svezia per il 28%. 

Le ragioni per puntare sulle rinnovabili nel nostro Paese sono molteplici e le ricadute in termini economici, sociali ed ambientali, sarebbero davvero rilevanti. Ma uno dei principali ostacoli al pieno sviluppo è rappresentato dalla normativa italiana, disallineata a quella europea (molto più veloce), che fa sì che solo l’1% dei progetti fotovoltaici presentati nel 2022 e lo 0% di quelli per impianti eolici onshore risultino autorizzati.

Una panoramica sul consumo energetico in Italia per settore e regione

Sebbene il settore industriale abbia già compiuto importanti passi avanti tramite numerosi interventi di efficientamento energetico dei consumi attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie e modificazioni ai processi di lavoro, c’è ancora un ampio margine di miglioramento.

I dati di Terna evidenziano come nel 2022 il comparto che ha consumato più energia elettrica sia stato quello industriale (130.013,1GWh con una riduzione del 4,2% rispetto al 2021), seguito da quello dei servizi (94.697,8 GWh, +3,6% in confronto al 2021) e dell’agricoltura (6.617,3 GWh, -1,4%). All’interno del settore industriale, nel 2022 le attività del tessile, dell’abbigliamento e delle pelli, e quelle relative alla produzione di macchinari e apparecchiature, analizzate nei precedenti articoli del Magazine di Allianz Trade, hanno consumato rispettivamente 4.885,9 e 3.409,4 GWh. Mentre i comparti più energivori sono stati la metallurgia (21.919,7 GWh), il settore alimentare (14.322,7), quello chimico (11.760,5) e quello relativo ai prodotti in metallo (9.723,3).

Se si guarda al consumo energetico italiano per regione relativo al 2022, a guidare la classifica dei principali consumatori per l’Italia settentrionale è la Lombardia, seguita da Piemonte ed Emilia Romagna; tre regioni che anche al livello di produzione netta seguono lo stesso ordine in classifica. Il Lazio e la Toscana sono le regioni che più hanno consumato nell’area centrale mentre in quella meridionale Sicilia e Campania hanno riportato i consumi più elevati.

Grazie alle numerose risorse energetiche presenti in Italia la percentuale di produzione coperta dalle rinnovabili negli ultimi nove mesi è passata dal 28,2% di gennaio 2023 al 38,4% di settembre 2023. L’obiettivo del Bel Paese è quello di raggiungere il 100% di produzione entro il 2035, ma affinché questo sia possibile è necessario investire nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie oltre che puntare su politiche che promuovano l'aumento della capacità di generazione rinnovabile, che favoriscano la flessibilità del sistema elettrico, e soprattutto che semplifichino le autorizzazioni e gli incentivi per gli impianti rinnovabili.