produzione-pasta-gragnano

Il settore food si conferma leader per consumo e produzione di pasta 

Come la certificazione IGP del 2013 ha aiutato i pastifici a Gragnano

Duecentomila aziende agricole che forniscono grano di alta qualità, più di 7.500 addetti e una filiera che conta circa 360 imprese: sono questi i numeri del settore food specializzato nella produzione di pasta, uno dei distretti che maggiormente contribuisce all’immagine del Paese, che nel 2022 ha visto crescere la produzione arrivando a 3,6 milioni di tonnellate insieme al numero di formati presenti sul mercato. Sono infatti ben 300 le differenti forme di pasta che solleticano il gusto e l’estetica degli amanti di questa pietanza in tutto il mondo. Ma l’Italia non è solo un Paese di produttori, ma anche di grandi consumatori tanto che con circa 23kg pro capite, gli italiani si posizionano al primo posto per consumo di pasta nel mondo.

I pastifici di Gragnano a dieci anni dalla certificazione IGP del 2013 

Tra i protagonisti del distretto italiano ci sono senza dubbio i pastifici di Gragnano, la storica città della pasta. Un grande polo industriale ed economico attivo già nel Cinquecento dove grazie al microclima generato dai Monti Lattari, dal fiume Vernotico e dai venti favorevoli, in quella che è nota come la Valle dei Mulini, la produzione di pasta è diventata il principale impiego della popolazione locale, tanto che nell’800 il piano urbanistico venne modificato preferendo la costruzione di palazzi bassi e ampi spazi dedicati all’asciugatura della pasta. Verso la metà del 1800 i pastifici di Gragnano davano lavoro a circa il 75% degli abitanti diventando talmente noti da essere scelti dal Re Ferdinando II di Borbone come fornitori delle “paste lunghe” per la Corte.

La Valle dei Mulini, che ha dato vita a un patrimonio industriale ed economico, ricco di tradizioni e cultura, è ora patria della Pasta di Gragnano IGP, un riconoscimento arrivato nel 2013 dopo circa dieci anni di lavoro e un percorso che ha donato nuova luce ai pastifici del luogo, segnando uno sviluppo della produzione ma anche un incremento della ristorazione e del turismo. L’Indicazione Geografica Protetta (IGP) nasce per riconoscere e proteggere l’autenticità di un prodotto locale e per favorire il sistema produttivo e l’economia dei territori, in questo modo il marchio IGP porta valore al prodotto e fa sì che anche l’ambiente e le tradizioni di determinate zone vengano mantenute.

Secondo quanto emerso dalle elaborazioni del centro studi Divulga, nel 2021 il 77,5% del fatturato italiano food si è concentrato in dieci prodotti simbolo del Made in Italy in una classifica così divisa:

  1. Parmigiano Reggiano DOP
  2. Grana Padano DOP
  3. Prosciutto di Parma DOP
  4. Mozzarella di bufala campana DOP
  5. Aceto balsamico Modena IGP
  6. Gorgonzola DOP
  7. Mortadella di Bologna IGP
  8. Prosciutto di San Daniele DOP
  9. Pecorino romano DOP
  10. Pasta di Gragnano IGP

Oltre alla certificazione IGP un altro importante fattore che ha aiutato le imprese di Gragnano è stato lo sbarco sul web, avvenuto sotto la guida del Consorzio di tutela, un organo che oggi conta tra i suoi 16 consorziati aziende come Garofalo, Di Martino, Liguori, tre nomi di spicco nel panorama dei pastifici italiani, tre imprese diverse ma dalle origini comuni, ovvero la terra di Gragnano.

Il pastificio Garofalo, famoso in tutto il mondo per la sua pasta di semola di grano duro, ha chiuso il 2022 con un fatturato di 259 milioni di euro seguito dagli ottimi risultati del pastificio Di Martino, che nel 2023 ha raggiunto una produzione di 140mila tonnellate di pasta, con un incremento annuo che si aggira tra il 30 e il 40%. Anche il marchio Liguori si è distinto per il fatturato, 81 milioni di euro nel 2023, in buona parte dovuti all’export di pasta verso i paesi extra UE, che contano per il 60% del totale, una crescita resa possibile anche grazie all’ottenimento della certificazione IGP che ha fatto schizzare le vendite dei pastifici italiani di Gragnano.

«Se la pasta italiana gode all’estero di tanto successo e ha un percepito estremamente positivo è merito del saper fare centenario dei pastai italiani – ha dichiarato Riccardo Felicetti, Presidente dei Pastai Italiani di Unione Italiana Food – La pasta è protagonista di infinite ricette anti spreco e del giorno dopo, la pasta si conferma un alimento sostenibile, versatile, nutrizionalmente bilanciato e accessibile».