Situazione geopolitica attuale e rischio insolvenza

Il 2024 si prospetta un anno caratterizzato da instabilità e da incognite. A causa della situazione geopolitica attuale, che ancora risente della recente crisi energetica e della pandemia, va infatti delineandosi un periodo di incertezza dovuto a diversi fattori:

  • conflitti sparsi nel mondo
  • tensioni tra potenze
  • sfide elettorali all’interno di nazioni che rappresentano il 60% del PIL globale
  • difficoltà economiche
  • rischio di insolvenza
  • innalzamento dei tassi
  • riduzione del sostegno pubblico alle imprese

L’effetto di questa incertezza si ritroverà in un approccio cauto da parte di famiglie e imprese in materia di investimenti e consumi. Questo fa prevedere un rischio di prolungata recessione nel primo semestre dell’anno soprattutto in Europa e una crescita del PIL per la fine del 2024 pari al +1,4% negli Stati Uniti, +0,8% nell’Eurozona, +4,6% in Cina e +0,6% nel Regno Unito.

L’innalzamento dei tassi e la volatilità dei prezzi, insieme alla riduzione di investimenti e consumi esporrà l’Italia, la cui economia è incentrata principalmente sulla trasformazione, alle incertezze dovute all’instabilità internazionale. 

Situazione geopolitica attuale: scenario 

Il 2023 ha visto il riacutizzarsi del conflitto israelo-palestinese che porta con sé, oltre a gravi problemi umanitari, il rischio di un’ulteriore escalation su scala regionale. Il Mar Rosso, con la presenza del canale di Suez, rappresenta infatti uno snodo cruciale per il commercio con il 10% del traffico marittimo mondiale che passa proprio da lì.

Inoltre, non va ignorata la situazione del fonte russo-ucraino dove la pace sembra ancora lontana e il perdurare del conflitto continua a causare problemi di rifornimento delle risorse energetiche. Infatti, per l’approvvigionamento di idrocarburi il nostro paese, come anche la Germania, dipendeva dalle risorse russe, ma con il deterioramento dei rapporti tra Occidente e Mosca, questa dipendenza è diventata un problema cruciale.

A preoccupare l’Occidente ci sono poi le continue tensioni con la Cina, sia per quanto riguarda gli attriti commerciali in relazione alla Nuova Via della Seta sia per la situazione difficile con Taiwan.

Inoltre, tutti i paesi - Italia compresa - sono concentrati sulle votazioni che interesseranno gli elettori portoghesi, belgi, austriaci, indiani, messicani e britannici chiamati ad eleggere i nuovi membri del Parlamento, così come sulla scelta dei nuovi presidenti di Stati Uniti, Messico, Taiwan e Romania.

Infine, nel nostro Paese, come in tutta l’Unione Europea, si aspettano le elezioni per il Parlamento Europeo.

Il panorama dell’economia e il trend sui mancati pagamenti 

L’attuale situazione economica globale presenta non solo un rallentamento della crescita, ma anche una crescente incertezza che caratterizzerà il panorama generale nel prossimo periodo.

Dal Global Insolvency Report di Allianz Trade emergono dati in crescita in merito alle insolvenze globali che si stima passeranno dal +6% nel 2023 ad un +10% nel 2024. Tale aumento è strettamente correlato a una flessione dei ricavi aziendali che già nel secondo trimestre del 2023 ha fatto registrare una contrazione dell’1,9%.

La diminuzione della liquidità e il peggioramento della redditività stanno mettendo a rischio molti settori e per le aziende si va prospettando un periodo complicato, poiché la combinazione di alti costi aziendali e l’impoverimento della domanda globale sta mettendo a dura prova la capacità delle imprese di creare reddito. 

La riduzione del sostegno pubblico alle imprese e le sfide del mercato

In questo clima di incertezza le aziende rischiano di veder sfumare le misure di sostegno erogate dalle istituzioni pubbliche, comunitarie e nazionali.

Negli ultimi tre anni, infatti, le aziende in difficoltà hanno beneficiato di misure straordinarie, come liquidità aggiuntiva o esenzioni fiscali, per superare il grave momento dovuto al susseguirsi della pandemia, dei conflitti e di disastri naturali, ma già nel2023 si è registrato un calo importante di sovvenzioni. Il 2024 si presenta ancor più restrittivo da questo punto di vista.

Il sostegno pubblico alle imprese è stato fondamentale per le piccole e medie imprese, soprattutto in paesi come l’Italia dove è ampio il divario tra le PMI, che si trovano ad affrontare problemi di liquidità e redditività, e le aziende più grandi che sono più resilienti. Il 2024 sarà però un anno difficile per tutti considerando anche le nuove regole introdotte dal Patto di Stabilità che potrebbero causare nuove difficoltà nei pagamenti e deterioramento dei tempi di pagamento.

A livello globale 3 paesi su 5 raggiungeranno livelli di insolvenza aziendale pre-pandemia entro la fine del 2024 sia negli Stati Uniti che in Europa mentre per il 2025mla crescita del PIL dovrebbe raddoppiare per stabilizzare i dati sulle insolvenze. 

Aumento delle insolvenze aziendali in Italia

Il rischio di insolvenza emerge quindi come una delle preoccupazioni principali nel panorama economico globale. Dopo una lieve ripresa nel 2022, nel 2024 le insolvenze globali dovrebbero aumentare del +10%. La recessione dei ricavi aziendali è identificata come il principale stimolatore di questo aumento in quanto i costi elevati e l’indebolimento della domanda globale stanno comprimendo la redditività delle imprese, con ripercussioni dirette sulla loro capacità di far fronte agli impegni finanziari assunti.

L’Italia, dopo essersi distinta positivamente nel 2022 rischia un’accelerazione delle insolvenze entro il 2025 in modo disomogeneo tra i diversi settori merceologici.

Sono in aumento anche le crisi d’impresa e i fallimenti: settori come quello alberghiero e della ristorazione, quello dei trasporti o del commercio all’ingrosso/dettaglio possono essere identificati come particolarmente vulnerabili.

In Italia, le previsioni Allianz Researh registrano un aumento di insolvenze di oltre 10.200 casi nel 2024, con un +24% rispetto al 2023, raggiungendo così i livelli pre-covid.

La situazione si complica ulteriormente con l’incremento dei tassi di interesse, che ridurranno la domanda in settori come l’immobiliare e i beni durevoli. Inoltre, l’allungamento dei termini di pagamento contribuirà all’aumento delle insolvenze nei prossimi trimestri. Il 47% delle imprese ha già superato i 60 giorni di ritardo nelle vendite, rendendo la sfida di colmare il gap di finanziamento significativa, specialmente per le PMI, dato che i prestiti bancari sono già in esaurimento.