Cosa si intende per stato di crisi di un’azienda? E perché è importante regolamentarlo? Secondo la prassi professionale la crisi d’impresa rispecchia l'incapacità corrente dell'azienda di generare adeguati flussi di cassa, presenti e prospettici, necessari a garantire l'adempimento delle obbligazioni già assunte e di quelle pianificate.

Il governo italiano, proprio con l’obiettivo di prevenire e individuare tempestivamente le crisi aziendali, ha messo a punto la più grande riforma del diritto fallimentare da decenni. 

 

Cos’è il codice d’impresa? 

Il nuovo Codice della crisi e dellinsolvenza si definisce come la disciplina di regolazione dello stato di crisi e di insolvenza del debitore, sia esso imprenditore commerciale, consumatore, professionista, inclusi tutti gli altri debitori c.d. civili.

 

Obiettivi della riforma: cosa cambia? 

Il sistema introdotto nelle nuova riforma comprende un insieme di norme aventi come obiettivo una  privatizzazione del diritto della crisi d’impresa, e incentrate sull’adozione di specifiche misure organizzative, amministrative e contabili a seconda della natura e delle dimensioni dell’impresa.

I principali elementi di novità della disciplina della crisi d’impresa:

 

  • Introduzione di una disciplina indirizzata soprattutto alla salvaguardia del valore aziendale e alla sua continuità, per la miglior tutela degli interessi dei creditori e dei lavoratori dell’azienda.
  • Abolizione del termine “fallimento”, sostituito con l’espressione “ liquidazione giudiziale”, ossia la procedura finalizzata alla liquidazione dei beni di un imprenditore o di una società insolvente.
  • Responsabilizzazione dell’Imprenditore e degli amministratori, attraverso misure organizzative che rilevino eventuali squilibri patrimoniali o finanziari dell’impresa e un organo di controllo interno che intercetti i segnali di allarme.
  • Accesso alla Composizione Negoziata, il nuovo procedimento funzionale in caso di situazioni di probabilità di crisi o insolvenza accompagnate dalla “prospetticamente” risanabilità dell’impresa, il cui accesso è consentito a qualunque imprenditore commerciale o agricolo indipendentemente dalla dimensione dell’impresa.

 

Composizione negoziata: cos’è, quali sono i passaggi e i possibili esiti?

La composizione negoziata è il procedimento che permette all’imprenditore, che sta affrontando una instabilità patrimoniale e/o economico-finanziaria, di provare a compiere un risanamento dell’impresa grazie al supporto di un esperto che abbia il ruolo di agevolare le trattative.

 

Vediamo insieme i passaggi della composizione negoziata:

 

  1. Si presenta un’istanza alla camera di commercio, con oggetto la richiesta di nomina dell’esperto indipendente.
  2. Una volta acquisita l’istanza, il segretario della camera di commercio trasmette gli atti alla commissione che procede alla nomina di un esperto nei 5 giorni successivi.
  3. L’esperto verifica se il risanamento dell’impresa sia perseguibile o meno. Se esistono i presupposti, convocherà l’imprenditore e le parti interessate con le quali verranno intraprese le trattative.
  4. L’incarico cessa allo scadere dei 180 giorni dall’accettazione. È possibile fruire di una proroga per ulteriori 180 giorni in 2 casi: se lo richiedono tutte le parti e vi è consenso dell’esperto oppure se il Tribunale adotta specifici provvedimenti, quali misure di carattere moratorio, contrazione di finanziamenti prededucibili, cessione azienda.
  5. Alla fine dell’incarico, l’esperto redige una relazione finale da inserire nella piattaforma telematica.

 

Possibili esiti della composizione negoziata: 

Al termine delle trattative diverse soluzioni idonee al superamento della situazione che aveva giustificato la richiesta:

  1. Contratto con uno o più creditori e relazione finale dell’esperto che garantisce la conservazione della continuità aziendale per 2 anni.
  2. Stipula della convenzione di moratoria.
  3. Accordo sottoscritto dall’imprenditore, dai creditori e dall’esperto, per l’esenzione da revocatoria.

 

Se alla fine delle trattative non si individua alcuna soluzione idonea, l’imprenditore potrà:

  1. Predisporre un piano attestato di risanamento.
  2. Adottare un accordo di ristrutturazione dei debiti.
  3. Proporre una domanda di concordato semplificato.
  4. Accedere, se imprenditore commerciale, ad uno degli strumenti previsti per la regolazione della crisi e dell’insolvenza.

 

 

Sintomi della crisi e gli indicatori da tenere d’occhio 

In generale, la legge indica che lazienda è in crisi se non riesce a sostenere i debiti dei successivi sei mesi.

Alcuni indicatori utili per definire se un’azienda è in crisi:

  • il rapporto tra i flussi di cassa complessivi liberi al servizio del debito attesi nei sei mesi successivi e i flussi necessari per rimborsare il debito non operativo che scade negli stessi sei mesi;
  • il rapporto tra patrimonio netto e passività, per evidenziare squilibri di carattere patrimoniale;
  • il rapporto tra oneri finanziari e ricavi, per gli squilibri di carattere finanziario; reiterati e significativi ritardi nei pagamenti (sia retribuzioni che debiti verso fornitori).
  • reiterati e significativi ritardi nei pagamenti (sia retribuzioni che debiti verso fornitori).

 

Bisogna sempre tenere d’occhio:

  • il patrimonio netto
  • i flussi finanziari

 

Tra gli indici, fondamentale è il DSCR (Debt Service Coverage Ratio), che si calcola come rapporto tra il cash flow prodotto dalla gestione operativa e gli impegni finanziari assunti in termini di quota capitale ed interesse oggetto di rimborso nell’orizzonte temporale considerato.

Si tratta di un indicatore che ha l’obiettivo di far emergere la sostenibilità dei debiti nei sei mesi successivi, garantire le prospettive di continuità aziendale, rilevare la presenza di squilibri di carattere reddituale, patrimoniale, e finanziario.

 

 

Le misure premiali

Il Codice della crisi d’impresa prevede anche misure premiali prevalentemente di natura tributaria per tutti gli imprenditori, sia commerciali che agricoli, che attivano la procedura di composizione negoziata della crisi d’impresa.

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1. Interessi sui debiti tributari

Gli interessi che maturano sui debiti tributari sono ridotti alla misura legale dal momento di accettazione dell’incarico da parte dell’esperto fino alla conclusione della composizione negoziata.

2. Sanzioni tributarie

Riduzione nella misura minima delle sanzioni.

3. Sanzioni e interessi al 50%

Riduzione del 50% di sanzioni e interessi riferiti ai soli debiti tributari sorti prima del deposito dell’istanza di nomina dell’esperto.

4. Rateazione del debito tributario

L’Agenzia delle Entrate, su istanza sottoscritta dall’esperto, può concedere la rateizzazione fino a 72 rate mensili del debito nella misura rideterminata in base agli accordi convenuti

5. Norme TUIR

Perdite su crediti interamente deducibili; le sopravvenienze attive non rilevano fiscalmente.

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