In accordo con i principi europei indicati dalla Direttiva Insolvency UE, dal 15 luglio 2022 è entrata in vigore la riforma del diritto fallimentare con il nuovo Codice della Crisi d’impresa e dell’insolvenza. Un vero e proprio cambio culturale della materia con diverse novità, tra le quali l’obbligo per tutte le aziende (non solo le imprese in crisi o in difficoltà finanziaria), indipendentemente dalla loro dimensione e tipologia, di adottare idonee misure e di dotarsi di un adeguato assetto organizzativo, amministrativo e contabile ai sensi dell’articolo 2086 C.C., così da potere rilevare in modo tempestivo un eventuale stato di crisi.
Se le disposizioni del decreto mirano quindi a favorire la rilevazione tempestiva dello stato di crisi aziendale, attraverso strumenti di allerta che incentivino l’imprenditore ad attivarsi volontariamente per il superamento della situazione di difficoltà e per una migliore gestione della crisi aziendale, dall’altra le regole del nuovo decreto valorizzano anche l’autonomia delle parti con l’introduzione di strumenti come il piano di ristrutturazione aziendale soggetto ad omologazione, detto anche PRO.
Con il PRO, l’imprenditore che si trovi in stato di crisi e stato di insolvenza può “prevedere il soddisfacimento dei creditori, previa suddivisione degli stessi in classi secondo posizione giuridica ed interessi economici omogenei, distribuendo il valore generato dal piano anche in deroga agli artt. 2740 e 2741 del Codice Civile e alle disposizioni che regolano la graduazione delle cause legittime di prelazione, purché la proposta sia approvata dall’unanimità delle classi”.
Il piano di ristrutturazione aziendale
La principale caratteristica del piano di ristrutturazione aziendale soggetto ad omologazione sta nel fatto che con questo strumento il debitore non è più vincolato al rispetto di un principio cardine (sino ad ora) delle procedure concorsuali, cioè il rispetto della par condicio creditorum, per cui tutti i creditori hanno diritto di essere soddisfatti in modo uguale dal patrimonio del debitore. In altri termini, con il PRO, l’imprenditore può proporre di pagare una classe di creditori ipotecari non per l’intero importo e neanche per un importo uguale al valore di liquidazione del bene su cui gravano le ipoteche. In teoria, l’imprenditore potrebbe anche proporre di riconoscere un trattamento economico migliore ad una classe particolare di creditori perché, per esempio, si tratta di fornitori strategici e quindi importanti per la continuità aziendale.
Stato di crisi e stato di insolvenza
Un’altra delle principali novità della nuova legge fallimentare è l’introduzione della definizione di “stato di crisi”. Nella precedente legge, infatti, per stato di crisi si intendeva anche stato di insolvenza. Con il nuovo Codice della crisi d’impresa lo stato di crisi viene considerato invece come una fase fisiologica del ciclo di vita dell’azienda e viene posta l’attenzione non più sull’imprenditore, ma sull’azienda. Il nuovo Codice definisce poi lo stato di insolvenza come quella condizione in cui si trova il debitore quando diventa inadempiente o dimostra di non riuscire a fare fronte alle proprie inottemperanze. Lo stato di insolvenza quindi rimane a definire una incapacità dell’imprenditore ad adempiere alle proprie obbligazioni in modo irreversibile. Mentre secondo il legislatore lo stato di “crisi” corrisponde ad uno stato di squilibrio economico-finanziario reversibile che può portare all’insolvenza nel caso in cui non venga affrontato tempestivamente.
Composizione negoziata della crisi d’impresa
La composizione negoziata impedisce inoltre, a certe condizioni, l’apertura della liquidazione giudiziale, cioè quella procedura che, con l’entrata in vigore del nuovo Codice della crisi d’impresa, sostituisce il “fallimento”. Uno strumento previsto dal legislatore per fare fronte, come ultima istanza, allo stato di crisi aziendale e di insolvenza degli imprenditori. Finalizzata a liquidare il patrimonio dell’imprenditore insolvente ripartendone il patrimonio in favore dei creditori sulla base della graduatoria dei loro crediti.
La nuova legge fallimentare
Volendo sintetizzare le novità introdotte dal Codice della Crisi d’impresa, ecco le principali:
- l’impresa viene dotata di assetti organizzativi tali da potere rilevar in modo preventivo lo stato di crisi (che viene definito “lo stato del debitore che rende probabile l’insolvenza e che si manifesta con l’inadeguatezza dei flussi di cassa prospettici a far fronte alle obbligazioni nei successivi 12 mesi”);
- vengono rafforzati i sistemi di controllo interno in modo da identificare le difficoltà economico-finanziarie (debiti per retribuzioni non versate, debiti verso fornitori, esposizioni verso banche e/o altri intermediari finanziari);
- i creditori pubblici, come Agenzia delle Entrate, INPS, INAIL, e le banche hanno l’obbligo di comunicare eventuali “segnali di allarme”;
- il termine “fallimento”, viene sostituito con quello di “liquidazione giudiziale”, mantenendo però le caratteristiche della procedura fallimentare:
si estendono “gli strumenti di regolazione della crisi e dell’insolvenza”, a cui si aggiungono: la convenzione moratoria, il piano di ristrutturazione soggetto ad omologazione, i piani di risanamento, gli accordi di ristrutturazione dei debiti e i concordati preventivi.