imballaggi-industriali-sostenibili

Packaging ecosostenibile: le sfide del 2023

Imballaggi industriali riutilizzabili e imballaggi sostenibili

Per il packaging ecosostenibile il 2023 sarà un anno importante, la proposta della Commissione Europea, infatti, di un nuovo regolamento per la gestione dei rifiuti da imballaggio monouso, pone nuove sfide.

La massiccia introduzione di imballaggi industriali riutilizzabili al posto degli imballaggi riciclabili monouso in molti settori compreso quello dell’Horeca – che è quanto prevede la proposta della Commissione UE – pone alcuni dubbi e ha acceso il dibattito tra industria e istituzioni. Se il nuovo Regolamento intende diminuire ulteriormente gli impatti ambientali negativi degli imballaggi monouso e dei rifiuti da imballaggio, così come vuole ridurre drasticamente l’uso di materie prime e la dipendenza dalle risorse fossili, dall’altra parte ha scatenato una serie di motivi diversi di allarme per il settore del packaging e degli imballaggi sostenibili. Una preoccupazione che accomuna l’industria del settore che conta 700mila aziende con 6,3 milioni di dipendenti (un settore che da solo fattura 1.850 miliardi di euro), oltre alle imprese del settore agricolo, della logistica e dell’Horeca e i produttori di macchine per imballaggi. A preoccupare sono soprattutto gli effetti che il nuovo Regolamento avrebbe sull'industria del riciclo, una delle eccellenze italiane. 

Il nuovo regolamento sugli imballaggi industriali riutilizzabili 

Il regolamento UE presentato dal Parlamento Europeo, il 30 novembre scorso, sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggi, si inserisce all’interno del Green Deal Europeo per l'economia circolare e intende dare un contributo sostanziale alla riduzione degli impatti ambientali negativi degli imballaggi e dei loro rifiuti. Si rinnova così la normativa vigente sulla conformità dei prodotti e sulla loro vigilanza per assicurarne pari condizioni di concorrenza e per ridurre al massimo l’impatto degli imballaggi sull’ambiente con il recupero e il riciclo. L’imballaggio rappresenta in Italia e in Europa un’attività economica molto significativa e allo stesso tempo però ha causato conseguenze negative sull’ambiente, come lo sfruttamento esagerato delle risorse, l’inquinamento degli ecosistemi e notevoli quantità di emissioni di gas serra. Sono in particolare sotto accusa gli imballaggi monouso e quelli di plastica. La nuova proposta vuole creare una catena di valore resiliente che, partendo dalla progettazione dell’imballaggio arriva fino al suo riutilizzo, dando luogo ad una industria “green” a basse emissioni di carbonio e quindi con una forte riduzione di emissione di CO2.

Tre gli obiettivi a cui punta in particolare il nuovo Regolamento:

  • ridurre la produzione di rifiuti di imballaggio;
  • ridurre lo sfruttamento delle risorse naturali a favore di una economia circolare;
  • promuovere l’adozione di pratiche di riuso di alta qualità.

Secondo le previsioni se questi obiettivi venissero raggiunti la produzione di rifiuti di imballaggio nel 2030 si ridurrebbe di 18 milioni di tonnellate e nel 2040 di 32 milioni di tonnellate. Questo significherebbe una produzione di 3,1 milioni di tonnellate di rifiuti di imballaggio in meno rispetto al 2018. Le maggiori riduzioni previste riguarderebbero gli imballaggi in cartone per il trasporto e i contenitori in vetro per bevande.

Packaging ecosostenibile

Da un punto di vista della sostenibilità, l’Associazione Eppa (European Paper Packaging Alliance) ha reso nota un’analisi sul ciclo di vita degli imballaggi in carta per alimenti monouso, che dimostrerebbe che gli effetti ambientali di questi ultimi sono di gran lunga inferiori rispetto all’impatto degli imballaggi multiuso per il take away. Gli imballaggi monouso in carta sono infatti costituiti da materia prima rinnovabile e sono completamente riciclabili. L’Italia in tal senso si è dimostrata la più virtuosa in Europa, con l’86% di imballaggi in carta riciclati, raggiungendo così con grande anticipo l’obiettivo dell’Agenda 2030.

Ma i motivi di allarme per il settore del packaging sono anche altri. Per esempio la forma del Regolamento che sarà da subito operativo in tutta Europa in modo indistinto, differentemente da una Direttiva sui rifiuti che verrebbe recepita in modo diverso da ogni Paese. Ancora desta preoccupazione l’imposizione di obiettivi piuttosto drastici sulla riduzione degli imballaggi: -5% nel 2030, -10% nel 2035 e -15% nel 2040. Obiettivi che sembrano tra l’altro prescindere da uno studio sui motivi reali che fanno aumentare gli imballaggi e dai materiali con i quali questi sono realizzati.

La definizione poi di riutilizzo (fissato dal 30% al 95% nel 2040 per le bevande, al 75% per il cibo da asporto, all’80% per gli imballaggi da trasporto) come strada indicata dal nuovo Regolamento per ridurre gli imballaggi, pone alcune perplessità: se è vero che nella gestione dei rifiuti il riuso è preferibile al riciclo, viene però contestata dall’industria del packaging la mancanza di un’analisi sulla reale sostenibilità economica e ambientale del riuso rispetto al riciclo. C’è poi una lista “nera” di imballaggi vietati dal 2030 dal nuovo Regolamento, come quelli di alcune tipologie in plastica, per alimenti o bevande del circuito Horeca e ancora per quelli ritenuti non riciclabili a base di carta ma con plastica non separabile, che però, ribattono dall’industria del packaging, in Italia per la maggior parte sono già imballaggi riciclabili e riciclati.