Produzione ceramica in italia e riduzione impatto ambientale

Settore ceramico e riduzione dell’impatto ambientale

Produzione ceramica, economia circolare e sviluppo sostenibile

13 Maggio 2021

Uno dei campi d’eccellenza dell’Italia è sicuramente quello della ceramica. Infatti, la produzione ceramica in Italia in particolare di piastrelle - secondo i dati elaborati da Prometeia - nel 2020 è stata pari a 330 milioni di metri quadrati, un dato in calo rispetto al 2019 a causa della pandemia, ma nonostante questo il settore ceramico si conferma comunque in buona salute, anche in relazione alla riduzione dell’impatto ambientale.

Dopo un primo semestre 2020 in perdita l’industria ceramica 2021 ha recuperato nel secondo semestre e sono positivi i segnali per il 2021. Il settore infatti ha saputo stare al passo con l’innovazione tecnologica e l’evoluzione del prodotto per soddisfare un mercato sempre più esigente. Il comparto si compone delle imprese industriali attive nella produzione di:

  • piastrelle di ceramica;
  • lastre;
  • ceramica sanitaria;
  • porcellana e stoviglieria;
  • materiali refrattari e ceramica tecnica;
  • laterizi.

Diversi sono i distretti industriali della ceramica che occupano i primi posti del mercato mondiale: Sassuolo e Scandiano, Imola e Faenza, Impruneta, Civita Castellana, Vietri sul Mare e il Veneto. Questi gli altri dati che fotografano il settore secondo i dati 2019: sono 279 le industrie complessive attive in Italia che occupano oltre 27.500 addetti e che hanno fatturato 6,5 miliardi di euro.

Ma oggi la sfida più importante per l’intero settore si chiama sostenibilità, cioè la riduzione dell’impatto ambientale del ciclo produttivo della ceramica. Per stabilire la sostenibilità della piastrella di ceramica si analizza il suo ciclo di vita, dall’estrazione alla produzione di materie prime fino alla demolizione e smaltimento dei rifiuti. In questo ciclo di produzione gli aspetti ambientali più rilevanti sono: le emissioni gassose, il consumo idrico e gli scarichi di acque reflue, i rifiuti/residui, i consumi energetici, il rumore. Va sottolineato subito però che l’industria ceramica italiana è stata tra le prime ad occuparsi del problema ambientale e ha saputo sviluppare tecnologie più sostenibili per l’ambiente lungo tutto il processo produttivo con livelli di inquinamento nettamente inferiori ai limiti di legge e delle BAT (Best Available Techniques) stabilite dall’UE.

Il prodotto ceramico per economia circolare e sviluppo sostenibile

Per le sue caratteristiche intrinseche, come la resistenza a condizioni atmosferiche estreme, agli agenti chimici, all’umidità, alle variazioni di temperatura e ai raggi UV, il prodotto ceramico rappresenta un materiale estremamente durevole nel tempo (periodo di vita stimato superiore ai 50 anni) facilmente riciclabile in processi di riutilizzo degli scarti cotti, crudi e degli scarti di demolizione, dunque assolutamente coerente con le caratteristiche dell’ economia circolare. La ceramica è quindi un materiale sostenibile ed è amica dell’ambiente. A confermarlo sono i dati forniti da Confindustria Ceramica che sottolineano come le aziende del settore abbiano fatto loro gli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

L’Agenda e i suoi 17 SDGs (Sustainable Development Goals) costituiscono infatti un’importante sfida per migliorare il profilo di sostenibilità, già comunque alto, delle imprese ceramiche italiane. E a dirlo sono i dati.

  • Il fattore di riutilizzo dei rifiuti/residui si attesta su un valore medio pari a 129%, ampiamente al di sopra del valore di soglia prescritto dalle BAT di settore (50%).
  • Il 90% delle emissioni di piombo e fluoro e il 99% delle emissioni di polveri è abbattuto dagli impianti di depurazione.
  • L’Industria ceramica ricorre alla ferrovia per più del 25% dei trasporti di materie prime in ingresso e per il 23% delle spedizioni di prodotto finito in uscita.
  • La media nazionale è nell’ordine del 9%.
  • Per quanto riguarda il riciclo dell’acqua, il 100% delle acque reflue viene re-immesso nel ciclo produttivo.

Il riciclo dell’acqua

Anche il consumo dell’acqua rappresenta un aspetto importante della fase di produzione, il suo utilizzo avviene principalmente nella macinazione delle materie prime, nella smaltatura e nella finitura delle piastrelle cotte. I processi di riutilizzo delle acque di scarto sono stati attivati da decenni nelle aziende del settore raggiungendo ottimi risultati. La totalità delle acque di scarico viene oggi riciclata durante il processo di macinazione.

Il riutilizzo dei rifiuti

L’economia circolare è un approccio applicabile ad ogni sistema produttivo che punta a minimizzare il fabbisogno e il consumo di materie prime, così come anche della produzione di scarti nei processi produttivi. In tal senso il processo produttivo ceramico è assolutamente coerente con i dettami dell’economia circolare. A differenza di altri settori produttivi, l’industria ceramica è in grado di riutilizzare al proprio interno la maggior parte dei propri residui che vengono creati in fase di produzione con una conseguente riduzione degli sprechi. Lo sviluppo della tecnologia produttiva consente, infatti, di utilizzare la gran parte dei residui di produzione (piastrelle di scarto crude, piastrelle di scarto cotte, fango proveniente da linee di lavaggio, fango derivante da levigatura e lucidatura, residui di macinazione essiccati e calce esausta) reinserendoli nel ciclo produttivo ceramico al posto di altre materie prime. Evitando così l’estrazione, il trasporto e l’utilizzo di migliaia di tonnellate di materiali di origine naturale come:

  • sabbie;
  • feldspati;
  • allumina;
  • ossido di zirconio;
  • mullite;
  • argille.

Il 99,5% degli scarti di produzione e depurazione del settore viene riutilizzato e permette di coprire l’8,5% del fabbisogno delle materie prime minerali necessarie per il processo di fabbricazione. Sul totale di quanto utilizzato nel complesso della produzione ceramica italiana si possono stimare oltre 600.000 tonnellate di miscele di argille, feldspati e altri materiali che non vengono estratti in natura.

Un’ulteriore riduzione delle materie prime in input viene dall’utilizzo di elementi di scarto provenienti da altre filiere produttive, come scarti di vetro e fanghi dell’industria tessile.