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Effetti dell’inflazione su famiglie e aziende

L’andamento dell’indice d’inflazione mondiale prevede un calo

L’andamento dell’indice di inflazione mondiale prevede per il 2023 un graduale calo, anche se con differenze da un’area all’altra. Gli effetti dell’inflazione si vedono soprattutto sul potere d’acquisto, ma a dicembre 2022, secondo i dati Istat, l’indice nazionale dei prezzi al consumo è aumentato su base annua dell’11,6% e, su base mensile, dello 0,3%, al lordo dei tabacchi, con una leggera diminuzione rispetto al mese precedente, quando il dato era stato +11,8%. Sempre secondo l’Istat, in media i prezzi al consumo nel 2022 sono cresciuti dell’8,1% (l’aumento nel 2021 era stato dell’+1,9%).

Guardando all’inflazione in Italia negli ultimi 10 anni, si notano valori medi che oscillano dal 3% nel 2012 al -0,2% nel 2020.

Gli effetti dell’inflazione

Si parla di inflazione quando si registra un aumento generalizzato dei prezzi dei beni (cibo, energia elettrica, carburanti ecc.) e dei servizi. L’aumento dei prezzi quindi diminuisce la quantità sia di beni che di servizi che possiamo comprare e per questo si parla di riduzione del potere d’acquisto della moneta. L’inflazione si misura attraverso un indice dei prezzi al consumo, cioè una media dei prezzi di un insieme di beni e servizi denominato paniere. La media considera l’importanza dei singoli prodotti o servizi sul totale della spesa, mentre la variazione dell’indice misura l’aumento generale dei prezzi. Tra le conseguenze dell’inflazione ci sono la riduzione del potere d’acquisto, la riduzione della crescita economica e l’aumento dei tassi di interesse che, per le imprese italiane, rappresenta un ulteriore fattore di allarme. Nel tentativo infatti di rallentare la crescita inflazionistica, l’aumento dei tassi d’interesse deciso dalla BCE comporterà un aggravio degli oneri sui prestiti alle piccole imprese e alle imprese in generale. Le regioni più penalizzate da questo rialzo dei tassi sono Lombardia, Lazio, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte.  La crescita dell'inflazione genera inoltre un impatto negativo per le aziende

Le cause dell’inflazione

Quando la domanda dei consumatori supera l’offerta sul mercato si parla di inflazione da domanda. Una causa di questa situazione può essere anche la riduzione improvvisa della quantità di beni prodotti, in questo caso si parla di inflazione da offerta, con conseguente aumento dei costi. Questo può avvenire per diversi motivi come, ad esempio un evento inaspettato che rende difficile l’approvvigionamento dei beni come è accaduto con la pandemia e ora con il conflitto tra Russia e Ucraina. Oppure la causa può essere rappresentata da un improvviso aumento del costo delle materie prime, come il petrolio e, come attualmente è accaduto, la crescita eccezionale dei prezzi dell’energia. Diversi fattori, sia di domanda che di offerta possono anche coesistere nel determinare  l'aumento e gli effetti dell'inflazione.

Il paniere in Italia

Il paniere in Italia è nato nel 1928 ed era all’origine formato da 59 prodotti, soprattutto beni alimentari e la legna per il riscaldamento e la cottura del cibo. Entrano poi nel 1986 nel cestino degli italiani, tra gli altri prodotti, i telefoni cellulari e nel 1999 l’abbonamento a Internet. Nel 2022 sono entrati la sedia da PC, i tamponi per il Covid e la psicoterapia individuale. Il paniere, che viene aggiornato ogni anno dall’Istat, oggi conta 1.772 diversi beni e servizi divisi in 12 raggruppamenti.

L’Istat produce tre diversi indici dei prezzi al consumo: l’indice Nazionale per l’Intera Collettività (NIC), l’indice per le Famiglie di Operai e Impiegati (FOI) e l’Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato a livello europeo (IPCA). Tre diversi indici che derivano dal fatto che l’inflazione non è uguale per tutti, dal momento che dipende dalle diverse abitudini delle persone. L’indice armonizzato invece permette di aggregare e confrontare l'inflazione italiana con quella degli altri Paesi UE.

La classifica dei beni rincarati

Nell’anno appena trascorso, secondo l’Unione Consumatori su dati Istat, le famiglie italiane hanno speso in media 513 euro in più rispetto al 2021.

  • Pane, pasta, farina e riso sono in cima alla classifica dei rincari con una spesa di 100 euro in più rispetto al 2021;
  • Al secondo posto i vegetali che sono aumentati del +11,8%, 92 euro in più in media per famiglia.
  • Al terzo posto, con 87 euro in più pari a +7,2%, le carni, con il pollame in particolare a segnare il maggiore aumento (31 euro +13,4%).
  • Seguono latte, formaggi e uova (69 euro in più, +9,5%), pesci e prodotti ittici (aumentati di circa 40 euro, +7,7%), e la frutta (con un incremento di 36 euro, +7,1%).
  • Ci sono poi oli e grassi (+31 euro, +18%) e, a seguire, le acque minerali e le bevande analcoliche (+23 euro, +8,7%).
  • Chiudono la classifica salse e piatti pronti, integratori alimentari e prodotti per bambini, caffè, tè e cacao con un aumento di spesa di 9 euro rispetto al 2021 e un’inflazione rispettivamente del 6,5% e del 5,2%.