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L’industria siderurgica italiana

Imprese siderurgiche e produzione di acciaio, previsioni per il 2023

Il pericolo, per molti, era che i missili russi sull’Ucraina e l’inasprimento delle relazioni diplomatiche e industriali tra l’Europa e la Russia mettessero in crisi il mercato siderurgico. E invece il 2023 non penalizzerà l’industria siderurgica italiana, che dovrà comunque fare i conti con un’annata complicata, ma non certo di recessione.

Alla finestra di un settore che vale oggi 47 miliardi di euro ci sono i big del Made in Italy: Marcegaglia, Arvedi, Danieli, Feralpi, Ori-Martin, impegnati a trovare la soluzione migliore per afferrare le opportunità che il mercato mette a disposizione. Sostenibilità, innovazione e mercato unico del gas sono sicuramente occasioni positive che andranno colte nei prossimi mesi, soprattutto per equilibrare il business rispetto alle difficoltà che perdurano proprio per via del conflitto in Ucraina.

L’industria siderurgica italiana

Una cauta apertura di ottimismo è arrivata nelle prime settimane dell’anno da Antonio Gozzi, il presidente di Federacciai e di Duferco Italia.

«Ci sono segnali di distensione su inflazione e prezzi del gas – ha detto Gozzi – che aprono spiragli di un cauto ottimismo sul 2023 della siderurgia italiana. Nonostante il trambusto del gas, ingenerato dallo stop dell’export da Mosca, non ci sono stati problemi di scorte, anche grazie a temperature ancora miti e all’impegno di famiglie e imprese sui consumi. E questo ha calmierato i prezzi».

Per il mercato siderurgico è fondamentale il buon andamento di molti comparti collegati, come ad esempio le costruzioni e l’automotive, essenziali per tenere alta sul mercato la domanda di acciaio.

Centrale è anche il tema del costo del gas. Attualmente i colossi siderurgici italiani pagano il gas ad un prezzo più elevato di quanto non facciano i competitor in Francia e in Germania. Su questo si inserisce il tema del mercato unico europeo, sul quale si è aperto un dibattito in seno all’Unione europea che tuttavia non ha ancora portato a risultati convincenti.

«Attualmente – ha spiegato Gozzi – abbiamo un gap competitivo di quasi 100 euro con i francesi, di 50/60 euro con i tedeschi, persino gli svizzeri pagano l’energia meno di noi. Continueremo a ribadire al governo la necessità di interventi significativi altrimenti diventerà molto difficile reggere la competizione».

Imprese siderurgiche e produzione di acciaio

Allineare i costi significherebbe favorire una competizione più giusta tra i big del continente e di fatto agevolare l’attività delle imprese siderurgiche italiane rispetto alla loro condizione attuale.

Nel corso del 2022 l’aumento dei costi ha comportato un fisiologico aumento dei prezzi. Lo scorso anno i prezzi dei prodotti siderurgici sono aumentati del 12% rispetto al 2021, a questo però non è stato accompagnato un aumento della redditività delle imprese che – secondo l’ufficio studi Siderweb – continuerà a calare seppur di poco anche nel 2023.

In ogni caso, secondo Federacciai la contrazione del 2022 (accompagnata anche da una contrazione della produzione dell’11,5%) è stata dovuta principalmente alla caduta della produzione dell’ex-Ilva. Una volta assorbito questo choc, l’industria italiana del settore potrà riprendere il suo cammino nel 2023, affrontando il nemico rappresentato dalla congiuntura geopolitica internazionale. 

Mercato siderurgico: scenario

Secondo Stefano Ferrari, responsabile dell’ufficio studi di Siderweb, «è probabile che nel 2023 il prezzo medio dell’acciaio potrebbe risentire dell’andamento generale della congiuntura non favorevole».

Per capire la strada che prenderà l’anno appena iniziato i big italiani del settore guardano ai grandi produttori mondiali, a cominciare dalla Cina che ha rallentano fino all’agosto scorso per poi ripartire e accelerare rispetto alla media dei Paesi Ue, che lo scorso anno hanno perso circa il 20% della loro capacità di produzione dell’acciaio.

Fondamentale, per crescere nel corso dell’anno, sarà quindi assicurare flessibilità e innovazione, ma anche scegliere i partner giusti sul mercato internazionale. Sul tema è intervenuto Carlo Mapelli, professore al Dipartimento di Meccanica del Politecnico di Milano. «Occorre realizzare stabilimenti con un alto livello di automazione – ha detto Mapelli – cioè in grado di esercitare un controllo puntuale ed effettivo su tutti gli stadi del processo. L’idea è quella di ottimizzare la gestione delle materie prime, di migliorare gli standard qualitativi e l’efficienza degli impianti. Occorre flessibilità per venire incontro alla diversificazione di prodotto richiesta dal mercato».

Quella flessibilità che da sempre è un valore aggiunto delle imprese italiane, chiamate oggi a vincere una sfida epocale.

Produzione acciaio: criticità ed opportunità per il settore

Tra le maggiori criticità del settore, l’impatto ambientale è sicuramente la più rilevante; con circa 84milioni di tonnellate di CO2 prodotte ogni anno, il comparto industriale è responsabile di circa il 20% delle emissioni del Paese. Nonostante alcune aziende siano ancora in fase di transizione ecologica e si stiano preparando al raggiungimento degli obiettivi Net Zero 2050 fissati dall’Unione Europea, l’Italia può vantare un importante primato in termini di produzione dell’acciaio che per l’80% viene generato attraverso un processo di riciclo nel quale l’impatto ambientale è notevolmente ridotto.

Un’altra variabile da non trascurare è la concorrenza sleale effettuata tramite il dumpling, ovvero la vendita di prodotti sui mercati internazionali a prezzi più bassi di quelli del mercato nazionale. Questa forma di concorrenza sleale risulta difficile da individuare in quanto non è controllata dai Governi ma dalle singole imprese che rischiano di mettere in ginocchio l’intero settore, come già successo con la Cina nel 2016.

In ultimo, la minaccia del cybercrime sta creando notevoli complicazioni nel mondo manifatturiero, poiché la maggior parte delle aziende - essendo di notevoli dimensioni - possiede architetture di automazione molto complesse che nel tempo rischiano di non essere al passo con i sistemi di gestione di controllo, rendendole esposte a questo rischio.

La soluzione è da ricercare nella digitalizzazione dell'industria, e nei sistemi di Intelligenza Artificiale che permetteranno di classificare i pezzi da rottamare, gli scarti, e gli eventuali difetti sui prodotti finiti.

Non solo miglioramenti in ambito gestionale e produttivo quindi, l'industria 4.0 permetterà un maggiore controllo dei dati e dei processi contribuendo significativamente al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità.