Produttori di acciaio in Italia e acciaio sostenibile

Imprese siderurgiche e acciaio sostenibile

Produttori di acciaio in Italia, la sfida del riciclaggio dell'acciaio

L’acciaio è un materiale molto resistente alla corrosione e all’usura e soprattutto è un materiale riciclabile al 100%, senza alcuna perdita di qualità. Una caratteristica questa che lo rende essenziale in un’ottica di economia circolare perché l’acciaio è sostenibile. Il riciclaggio dell’acciaio, per cui l’Italia detiene il primo posto in Europa, è andato via via aumentando nel corso degli anni, conseguenza di un consistente aumento della domanda di acciaio verde. L’acciaio è il materiale più riciclato nel mondo, con oltre 14 tonnellate al secondo. Nel 2021 in Italia sono state avviate a riciclo 390.000 tonnellate di imballaggi in questo materiale.

Ma non ci può essere sostenibilità per i produttori di acciaio in Italia senza digitalizzazione, ed è questa l’atra sponda entro cui si sta muovendo un settore in grande trasformazione e di grande rilevanza per l’economia del Paese. Il settore dell’acciaio italiano, che dalla produzione di materia prima grezza alla trasformazione in prodotti primari e derivati, conta 70mila addetti, di cui 30mila nella siderurgia primaria, vanta una produzione media di 23 milioni di tonnellate, negli ultimi 5 anni.

Le acciaierie italiane producono materiale per diversi settori manufatturieri:

  1. edilizia;
  2. cantieristica;
  3. costruzioni;
  4. meccanica;
  5. all’automotive.

Secondo Federacciai il principale settore di sbocco è quello delle costruzioni (con il 36,5%) seguito da quello della meccanica (20,2%), dei prodotti in metallo (18,7%) e dell’automotive (17,1%). La quota rimanente è rappresentata dagli elettrodomestici (3,2%), dagli altri mezzi di trasporto (2,7%) e dagli altri settori di utilizzo (1,5%).

Sostenibilità e nuove tecnologie sono quindi le chiavi di volta per il futuro del comparto, di cui si è parlato anche alla Fiera Made in Steel, il più importante evento dedicato al settore dell’acciaio, che si è tenuto a Fieramilano Rho dal 9 all’11 maggio.

Produttori di acciaio in Italia e digitalizzazione

Per rimanere produttivo e competitivo nel prossimo futuro il settore siderurgico dovrà saper cogliere alcune opportunità di trasformazione: una fra tutte quella digitale. La digitalizzazione permetterà all’industria siderurgica processi più efficienti e sostenibili, due aspetti fondamentali per restare competitivi sui mercati internazionali. L’Intelligenza Artificiale applicata alla siderurgia consente, per esempio, la realizzazione di sistemi di riconoscimento ottico, utili nella selezione e acquisizione del rottame, e nella riduzione degli scarti, grazie alla capacità dell’AI di prevedere in anticipo eventuali difetti su un prodotto finito e porvi rimedio. Ancora l’Industria 4.0 permette di utilizzare una grande quantità di dati e di inviare direttamente le impostazioni di produzione ai macchinari, riducendo il lavoro manuale, e soprattutto riducendo al minimo gli errori e ancora gli scarti di produzione.

Sul fronte della sostenibilità, grazie alla totale possibilità di riciclaggio dell’acciaio nel comparto produttivo emergono grandi possibilità ecologiche, infatti, quasi la metà dell’acciaio prodotto in Europa proviene da fonti “secondarie” riciclate. È vero anche però che l’utilizzo di queste fonti non è ancora sufficiente per soddisfare l’intera domanda di produzione, ne consegue che il ferro grezzo “primario” riveste ancora un ruolo molto rilevante nel processo produttivo dell’acciaio. Per questo motivo il primo obiettivo delle aziende siderurgiche oggi deve essere quello di seguire obiettivi ecologici sin dalla fase di ideazione dei progetti. Ed è proprio in questo senso che si indirizza lo sforzo principale dell’intero comparto, rivolto ad attuare soluzioni green e sostenibili: dal riciclaggio dell’acciaio, alla produzione con forno elettrico, fino all’integrazione dell’idrogeno nei sistemi produttivi.

Acciaio sostenibile e industrie siderurgiche

Ormai da decenni le imprese siderurgiche stanno affrontando in maniera sempre più concreta le strategie necessarie per un’economia circolare e virtuosa. Nel corso degli anni il consumo di energia e le emissioni di CO2 per tonnellata di acciaio sono diminuite del 50%, grazie alla tecnologia che ha reso possibile modificare il processo di produzione dell’acciaio, è stato possibile ridurre in Europa di ben 6 volte l’impatto dell’anidride carbonica nell’ambiente.

L’acciaio è una lega tra due elementi principali: il ferro e il carbonio. Il ciclo di produzione ad oggi si basa su due diverse tecnologie che consentono di ottenere diversi output: il ciclo integrato attraverso altoforno e il ciclo con forno elettrico. Nel primo caso si parte dalle materie primarie, il minerale ferroso e il carbon fossile. In questo processo i minerali vengono macinati e, attraverso un processo chimico, il minerale ferroso viene trasformato in ferro metallico. Nel processo produttivo dell’acciaio con altoforno il coke è un elemento essenziale perché funge da fonte di calore e da elemento chimico riducente. L’acciaio colato viene in seguito tagliato in bramme che vengono infine laminate e trasformate nel prodotto finale (lamiere, tubi, barre, ecc.). Oggi nelle acciaierie italiane sono rimasti in funzione solo tre stabilimenti con altiforni: quelli di Taranto, di Trieste e di Piombino.

Diversamente nella produzione di acciaio con forno elettrico viene fuso il rottame ferroso assieme ad altri elementi per poi arrivare a diversi semilavorati (vergelle, billette, ecc.) che in seguito verranno laminate a caldo o a freddo. Un ciclo di lavorazione quest’ultimo, molto più snello e veloce e meno inquinante, e che, soprattutto, pone l’attenzione su un tema centrale per il settore siderurgico, quello della decarbonizzazione. In Italia l’80% della produzione di acciaio avviene attraverso il forno elettrico.

In ottica di una maggiore sostenibilità ambientale e di diminuzione delle emissioni di CO2 da altoforno, vera sfida delle acciaierie, uno dei tentativi messi in campo è quello della riduzione diretta, vale a dire un processo di produzione che consente la trasformazione del minerale ferroso in spugna di ferro, che prende il nome di DRI (Direct Reduced Iron) e che consente di ottenere un tipo di ferro puro al 90-97% con quantità di carbonio molto ridotte.

Settore siderurgico e sfide per il futuro

Ecosostenibilità e nuove tecnologie sono le due principali sfide che attendono il comparto nel prossimo futuro. Ma, in seguito agli ultimi eventi geopolitici come il conflitto russo-ucraino, anche le imprese siderurgiche si trovano a dovere affrontare nuove difficoltà economiche. L’impatto della guerra sul settore emerge, infatti, anche dai risultati riportati da Federacciai: il 2022 è stato un anno complesso, caratterizzato per il settore da forti squilibri e da una diminuzione generale della produzione dell’11,5% rispetto all’anno precedente, pur avendo raggiunto 21,6 milioni di tonnellate di acciaio prodotte.

Le cause principali di questo calo produttivo sono da ricercarsi nella diminuzione della domanda da parte di alcuni settori di sbocco, come l’automotive e l’edilizia, nell’aumento del prezzo dell’energia (il settore siderurgico italiano risente in particolare degli effetti dell’incremento dei prezzi dell’energia) e delle materie prime saliti vertiginosamente (in particolare il carbone, il minerale di ferro e il rottame di ferro), nell’inflazione, nella stretta monetaria e nel conflitto tra Russia e Ucraina. Nonostante ciò bisogna anche dire che le aziende del settore hanno saputo reggere bene all’urto di queste calamità, grazie anche alle agevolazioni statali sulla spesa energetica, mostrandosi flessibili e resilienti.

Sintesi del settore

Il settore siderurgico è molto rilevante per il tessuto industriale nazionale, sia sotto il profilo economico che occupazionale.

Nel 2022 il fatturato totale della parte alta della filiera (utilizzatori esclusi) ha superato i 79 miliardi di euro (+61% sul 2020), con un valore aggiunto di oltre 12 miliardi (15,4% del fatturato).

L’industria siderurgica italiana concorre direttamente al fatturato manifatturiero del Paese per il 3,5%, e indirettamente per circa il 40% attraverso i settori utilizzatori della produzione siderurgica. Il 2022, e la prima parte del 2023, sono stati periodi complessi, caratterizzati per il settore da forti squilibri e da una diminuzione complessiva della produzione. Una contrazione produttiva, in buona parte imputabile alla difficile situazione dell’ex Ilva, che ha visto diminuire la produzione in particolare negli ultimi mesi del 2022 toccando a dicembre -15,6%, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Anche il conflitto russo-ucraino ha inciso sia sulla produzione che sull’import-export. L’Italia è infatti il principale mercato di sbocco europeo per l’export siderurgico dell’Ucraina da cui l’Italia importa il 50,5% delle materie prime e il 74,5% dei semilavorati. Mentre dalla Russia il nostro Paese importa 5,5 milioni di tonnellate tra ghisa, rottame e prodotti intermedi come bramme e billette per un giro d’affari di circa 3 miliardi di euro.

Un’altra importante minaccia che si sta concretizzando in maniera crescente per le aziende del settore, come di tutto il mondo manufatturiero, è quella rappresentata dal cyber crime. La cyber security si sta delineando come una delle sfide più impegnative con cui si dovranno confrontare le industrie siderurgiche che sono, per la maggior parte, aziende di grandi dimensioni, con architetture di automazione molto complesse, che si sviluppano e si ampliano nel tempo, non consentendo spesso un totale controllo di ciò che viene inserito.

Tra le variabili che potranno costituire una criticità per l’industria siderurgica c’è poi la concorrenza sleale effettuata con il dumping, cioè la vendita di prodotti sui mercati internazionali a prezzi più bassi di quelli del mercato nazionale, rappresenta una forma di concorrenza sleale di difficile individuazione perché applicata non dai Governi ma dalle singole aziende.

Dando uno sguardo al futuro, si riscontrano segnali di miglioramento, il 2023 potrebbe, infatti, vedere sgonfiarsi le quotazioni delle materie prime, pur in un contesto macroeconomico ancora tra stagnazione e recessione, a tutto beneficio del settore, e per il 2024 e il 2025 le prospettive sono di ulteriori riduzioni dei prezzi delle materie prime e di metalli industriali come alluminio, rame e zinco. A questo quadro in positivo si aggiunge la risorsa degli aiuti (680 milioni) in arrivo dal MEF per Invitalia (socio di minoranza di Acciaieri Italia). Aiuti che serviranno sia a saldare i debiti con le aziende fornitrici di gas, che con le aziende dell’indotto e che consentiranno all’azienda di aumentare la produzione del 10-15% nel corso del 2023 e di rimettere in funzione l’altoforno 5, fermo dal 2013: secondo le previsioni dell’azienda, se non ci saranno impedimenti, l’impianto potrebbe ripartire nel 2025.