Nel 2023 l’intera filiera della moda dovrà, come primo obiettivo, cercare di resistere all’inflazione. Secondo McKinsey – nel Report The State of Fashion 2023 – questo sarà possibile attraverso il cambiamento di alcuni modelli di consumo, nell’impiego di nuove strategie di marketing digitale e attuando nuovi approcci alla produzione.
Dopo una crescita robusta registrata tra l’inizio del 2021 e la metà del 2022 l’industria della moda sta nuovamente affrontando un periodo di difficoltà, previsto con tutta probabilità per tutto il 2023.
Anche l’abbigliamento maschile – come è emerso dall’edizione del Pitti Uomo a gennaio e dalla Settimana della Moda Uomo di inizio anno – ha le sue difficoltà, ma grazie al traino del settore moda lusso, per il fatturato delle aziende moda non sembra delinearsi un futuro troppo incerto, anzi. Ovviamente andranno considerati nel corso dell’anno le fragilità globali e i nuovi assetti geopolitici, oltre alle realtà regionali sia in relazione alla crisi energetica che all’approvvigionamento delle materie prime.
Al di là dei gusti e delle tendenze per il nuovo anno un diktat rimane costante a tutte le latitudini per l’industria della moda nel mondo, e lo stesso vale per l’Italia, la parola chiave è sostenibilità.
Settore tessile sostenibile
Anche per il settore moda lusso la sostenibilità è in prima linea e rappresenta uno dei principali obiettivi per i prossimi anni. L’industria della moda come sempre si mostra uno specchio fedele della società e, in accordo con la sensibilità crescente verso le tematiche ambientali, sarà sempre più incentrata sulla sostenibilità. Nel settore tessile sostenibile rientrano infatti elementi fondamentali per la “nuova” moda:
- la trasparenza e la tracciabilità di filiera (enabler del cambiamento);
- la circolarità (cambiamento vero e proprio);
- il consumo collaborativo.
La ricerca degli stilisti di materiali riciclabili, intelligenti e sostenibili sta diventando una priorità condivisa, così come la sostenibilità e l’etica produttiva sono sempre più assunte come modello aziendale.
Industria della moda e nuovi paradigmi
L’industria della moda produce il 10 per cento dell’anidride carbonica complessivamente emessa da tutta l’umanità e rappresenta il secondo settore industriale più inquinante dopo il settore petrolifero, e il secondo consumatore al mondo delle riserve di acqua, provocando l’inquinamento degli oceani con elementi tossici e materie sintetiche. Il dato è allarmante: i vestiti rilasciano negli oceani mezzo milione di tonnellate di microfibre all’anno, pari a circa 50 miliardi di bottiglie di plastica. L’industria della moda quindi si configura oggi come una delle più inquinanti al mondo. Termini come , sono i nuovi paradigmi del settore, così come l’aggettivo “biologico” è accostato sempre più frequentemente ai diversi prodotti di base utilizzati nel processo produttivo (tessuti biologici e innovativi), per fare intendere che gli articoli di moda sono acquistati o prodotti utilizzando attività che non sfruttano troppe risorse, non inquinano, non danneggiano l’ambiente ma producono, al contrario, benefici ambientali, sociali ed economici attraverso il riciclo, la rivendita o il riutilizzo. C’è poi un altro nuovo concetto, la blue economy, che è stato recentemente utilizzato per riferirsi all’uso sostenibile delle risorse oceaniche e acquatiche in senso ampio, per la crescita economica, con il miglioramento dei mezzi di sussistenza e dei posti di lavoro tutelando l’ecosistema acquatico. La sostenibilità è quindi un driver imprescindibile di questo cambiamento strutturale e insieme alla trasformazione digitale e alle nuove tecnologie rappresenta la nuova sfida del settore.
Filiera moda e digitalizzazione
Sul fronte della digitalizzazione si sono sviluppati una molteplicità di nuovi canali d'acquisto online, tra e-commmerce, marketplace e gli stessi social network; nascono nuove modalità di relazione digitale e showroom virtuali tra brand, buyer e i retailer, c’è una forte influenza degli opinion leader e si assiste allo sviluppo delle nuove frontiere del Live Shopping o della blockchain.
Elementi chiave dell’evoluzione digitale sono la crescita dei marketplace (dal tradizionale e-commerce allo sviluppo effettivo del Social Commerce), live streaming e influencer, fashion gaming, stampa 3D,intelligenza artificiale, realtà aumentata. Si è affermato anche l’Online 2 Offline Commerce. L’O2O commerce è il nuovo paradigma che regola l’evoluzione dei canali di vendita online, degli store fisici e le relazioni commerciali tra i diversi player di settore creando flussi continui tra i diversi contesti e cercando di riportare gli acquirenti negli store fisici: si prevede un nuovo design per gli spazi commerciali e nuove forme di aggregazione virtuale. Elementi chiave nell’evoluzione del retail sono l’omnicanalità, lo sviluppo di showroom virtuali, una nuova architettura degli spazi, nuove relazioni B2B.
Sostenibilità e innovazione digitale sono, quindi, due elementi fondamentali dello stesso percorso, quello del futuro della moda, una moda nuova che dovrà essere prima di tutto sostenibile e per la quale la trasformazione digitale diventerà un vero e proprio abilitatore al cambiamento.