milano fashion week

Il settore moda tra i fiori all’occhiello dell’economia italiana

I rincari sulle materie prime non fermano il settore:

previsto un +13% nel 2024

La moda italiana guarda a Milano, dove tra il 19 e il 25 settembre si terrà la Milano Fashion Week. Oltre alle 66 sfilate, di cui 5 in versione digital, la passerella della stagione Primavera Estate 2024 sarà anche l’occasione per fare un bilancio sullo stato di salute di un settore così strategico per l’economia italiana.

Le previsioni per la ripresa economica del comparto hanno trovato conferma al termine del 2022, anno che si è chiuso con un fatturato di circa 98 miliardi di euro, e un’ottima performance dell’export, che ha superato gli 80 miliardi. Numeri molto favorevoli che emergono dalle analisi presenti nel report di Allianz Trade.

Se nel 2022 il fatturato ha comunque continuato ad aumentare in modo significativo, per il 2023 la crescita – seppur ancora presente – segnerà un rallentamento, fermandosi al +4%, probabilmente per gli effetti di lungo termine legati alla guerra in Ucraina.

Il futuro del settore tessile abbigliamento

Le sfide per il futuro si concentrano su due grandi temi: l’attenzione del settore moda verso la sostenibilità e un maggiore utilizzo della tecnologia nei processi produttivi. Sul tema green già nel 2012 la Camera Nazionale della Moda Italiana (CNMI) aveva promosso il “Manifesto della sostenibilità per la moda italiana”, uno strumento elaborato per favorire l’utilizzo di modelli di gestione responsabile per il settore tessile dell’abbigliamento ma anche per gli altri player della catena, così da aiutare le imprese a cogliere le nuove opportunità emerse a seguito dei cambiamenti ambientali e assisterle nella gestione dei rischi da essi derivati.

Le sfide globali contenute nel Manifesto includono:

  • scelte più consapevoli in termini di design e di materie prime, in modo da massimizzare la durata dei prodotti e ridurre al minimo l’impatto sull’ecosistema;
  • inclusione di criteri di sostenibilità lungo tutta la filiera produttiva: dai processi di lavorazione fino a quelli di distribuzione;
  • il miglioramento dei sistemi di gestione tramite misurazioni periodiche di efficacia ed efficienza delle attività e supporto del territorio attraverso collaborazioni con altre imprese e promozione delle piccole realtà locali;
  • più trasparenza nelle comunicazioni agli stakeholder e l’adozione di una condotta responsabile d’impresa rivolta a tutti coloro che operano per conto delle aziende.

A distanza di oltre dieci anni da quel Manifesto, il punto chiave oggi è capire fino a che punto i big player della moda italiana abbiano sposato la rivoluzione green, trasformando i loro processi produttivi così come i modelli di business. 

Moda e sostenibilità

Per i marchi di alta moda la sostenibilità è un fattore cruciale che non può essere trascurato. Già nel febbraio 2022 al termine della Milano Fashion week uomo, Carlo Capasa, presidente di CNMI, sosteneva che la filiera della moda italiana, leader mondiale dal punto di vista dell’alta qualità, per mantenere tale leadership dovesse essere considerata anche la più sostenibile al mondo.

Secondo i dati della European Environmental Agency, nel 2020 in Europa il consumo tessile ha rappresentato il quarto settore più impattante sull’ambiente. L’industria della moda è infatti una delle più inquinanti al mondo sia per l’importante sfruttamento delle materie prime, ma soprattutto per l’abbondante utilizzo di acqua che in termini di consumi la porta a classificarsi al terzo posto dopo quella del cibo e quella delle attività ricreative e culturali. Una percentuale compresa tra il 3% e il 5% delle emissioni globali di anidride carbonica è riconducibile ad essa, e per questo oggi è importante dimostrare che il sistema moda si sta impegnando a dare priorità alla responsabilità sociale, all’ambiente e ai valori comuni europei sul tema. Valori che si manifestano sempre più frequentemente durante la settimana della moda a Milano, che il 24 settembre si concluderà con l’assegnazione dei CNMI Sustainable Fashion Awards 2023.

Le previsioni sulla ripresa economica: futuro positivo per il settore

 Il calendario della Milano Fashion Week si prospetta ricco di eventi e tanti saranno i grandi nomi che vedremo sfilare a partire dal 20 settembre nel capoluogo lombardo. Ad aprire le danze ci sarà Iceberg insieme ad Antonio Marras, Fendi, Alberta Ferretti, Etro e Roberto Cavalli.

L’ultima passerella il 24 di settembre sarà quella di Giorgio Armani, mentre la giornata del 25, dedicata alle sfilate digital, chiuderà la settimana della moda con la collezione P/E 2024 di Laura Biagiotti.

Le previsioni sul fatturato del settore moda si mostrano positive: per il 2024 Cerved Industry Forecast stima un aumento del 2,3% rispetto al 2023 e una variazione del +13% rispetto al 2021.

Ottime notizie per una delle principali industrie italiane che dà lavoro a più di un milione di persone. «La moda è un’industria culturale a metà fra il business e l’arte che ci rappresenta nel mondo e ci rende portavoce di valori positivi - spiega Carlo Capasa, presidente di Cnmi, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. - Un’industria che non può andare avanti da sola e che può mantenere salda la sua posizione soltanto se ci si impegnerà a portare avanti gli investimenti necessari».