Gps, robot, Iot e droni per agricoltura, le tecnologie e il digitale a favore dell’agricoltura sostenibile in Italia sono in deciso aumento, così come quelle per la tracciabilità degli alimenti. Uno studio della Coldiretti parla, per il settore dell’agrifood, di investimenti arrivati a una quota di 540 milioni di euro con un balzo del 20% nel 2020 rispetto all’anno precedente. E la superficie agricola coinvolta dalla nuova ventata di innovazioni tecnologiche e digitali, come emerge sempre dallo studio di Coldiretti, è di quasi 500mila ettari a livello nazionale, pari al 3-4% della superficie totale. Innovazione e agricoltura un binomio sempre più vincente quindi grazie agli strumenti IoT.
Riduzione impatto ambientale e tracciabilità degli alimenti
Una rivoluzione digitale che punta all’ottimizzazione produttiva e qualitativa così come al contenimento dei costi aziendali, ma l’agricoltura del futuro punta soprattutto alla riduzione dell’impatto ambientale grazie allo sviluppo di applicazioni green (con l’uso di sementi, fertilizzanti, agrofarmaci fino al taglio dell’uso di acqua e del consumo di carburanti) e nuove tecniche di coltivazione.
La maggior parte degli strumenti utilizzati per la svolta tecnologica – spiega Coldiretti sulla base dei dati Smart Agrifood – riguarda principalmente:
- la mappatura e il monitoraggio da remoto dei terreni (41%);
- l’analisi dei fattori ambientali e geologici (33%);
- il monitoraggio di macchine e attrezzature (23%);
- la gestione e organizzazione delle risorse idriche (19);
- soluzioni per il monitoraggio da remoto con smartphone e pc.
Le soluzioni di supporto alle attività in campo come le mietitrebbie con sistema di mappatura delle produzioni o i trattori con guida satellitare (Global Navigation Satellite System) rappresentano il 36% del mercato e sono fra le innovazioni più diffuse adottate in oltre due aziende agricole italiane su 5 (43%).
Ma un altro campo in grandissima espansione e in cui si registrano i maggiori benefici per il settore è quello dell’applicazione delle tecnologie digitali alla tracciabilità degli alimenti. Sono sempre più numerosi i consumatori italiani che privilegiano, infatti, l’acquisto di prodottti Made in Italy; le informazioni in etichetta diventano quindi sempre di più un valore aggiunto per il prodotto.
Se la sostenibilità e l’innovazione tecnologica rappresentano la sfida per l’agricoltura del futuro è anche vero però che è necessario colmare alcuni gap nella copertura della banda larga in Italia, soprattutto nelle zone di campagna interne e quelle montane dove 1 famiglia su 3 non dispone di una connessione adeguata .
Agricoltura sostenibile in Italia
Ma quali sono i criteri per definire un modello di agricoltura sostenibile? La Fao (Food and Agriculture Organization, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) ha redatto un decalogo di 5 principi che tiene conto di tutti gli aspetti che girano intorno al mondo della coltivazione.
- Il primo punto riguarda l’aumento della produttività, dell’occupazione e del valore aggiunto (rispettando l’ambiente e puntando su soluzioni innovative).
- Ci sono poi la protezione dell’ambiente e delle risorse naturali (riducendo l’inquinamento e il deterioramento del suolo).
- Il miglioramento dei mezzi di sussistenza e promozione di una crescita economica inclusiva (condizioni di lavoro adeguate a chi lavora nei campi).
- Il favorire il benessere di persone, comunità e ecosistemi (ridurre gli impatti dei fenomeni naturali o economici, come la volatilità del mercato).
- L’adattare i governi alle sfide attuali (incentivi all’agricoltura e giusto equilibrio tra iniziative del settore pubblico e privato).
Insomma, un insieme di precetti che tiene conto di più fattori, in cui la crescita generale va d’accordo con l’uso responsabile delle risorse.
Per quanto riguarda il primo punto sulla produttività agricola, secondo le stime dell’Onu nel rapporto “The World Population Prospects 2019: Highlights” la popolazione mondiale raggiungerà nel 2050 i 9,7 miliardi di persone (dagli attuali 6,7 miliardi) e questo incremento richiederà un aumento del 70% della produzione, secondo i calcoli della FAO. Oltre alla scarsità delle risorse disponibili, l’agricoltura dovrà fare i conti con il cambiamento climatico. Sarà per questo motivo necessario trasformare il settore dell’agricoltura e ripensarla in chiave sostenibile. Non si tratta quindi solo di aumentare la quantità di cibo, ma produrre qualitativamente cibo più sano, nutriente e sostenibile, ripensando tutta la filiera alimentare.
Una valida alternativa alle coltivazioni tradizionali è l’agricoltura fuori suolo, che si distingue dai metodi tradizionali proprio per l’assenza del terreno agrario. Tale tecnica prevede l’utilizzo di un substrato di ancoraggio alternativo che può essere sia di tipo minerale che organico. Nel primo gruppo rientrano la lana di roccia, l’argilla e la perlite, la pomice e il tufo che, differentemente dai substrati di tipo organico, non sviluppano attività microbica. Per questo motivo richiedono un controllo e una gestione continua dato che i cambiamenti delle condizioni chimiche sono molto repentini. Mentre i substrati organici, come fibra di cocco e lolla di riso, sono coinvolti nei processi di nutrizione, grazie all’alta ritenzione idrica e l’elevato effetto tampone. In questo caso i cambiamenti delle condizioni chimiche non sono repentini come per i materiali minerali e, perciò, non richiedono un controllo e una gestione della fertilizzazione e irrigazione continua.
Nuove tecniche di coltivazione: la situazione in Italia
Secondo uno studio realizzato dall’Osservatorio Fieragricola-Nomisma, negli ultimi anni le coscienze dei nostri agricoltori si sono responsabilizzate, tanto che è diminuito l’utilizzo di agrofarmaci e fertilizzanti dannosi come fungicidi (-30%), erbicidi (-20%), ma anche azoto (-25%), anidride fosforica (-36%), ossido di potassio (-50%). Bene anche l’impegno nella riduzione delle emissioni di Co2 (-12,3% negli ultimi vent’anni), che incidono per il 7% sul totale delle emissioni contro il 10% della media europea.
Dall’altra parte però oltre alla crisi legata alla pandemia, quello che sta mettendo in difficoltà la nostra agricoltura riguarda gli eventi naturali come, tra gli altri, le erosioni. In media in Italia si verifica un’erosione di quasi 9 tonnellate di suolo per ettaro all’anno, contro i 4 della Spagna e i 2 della Francia.
Esistono comunque realtà virtuose, capaci di distinguersi per la valorizzazione del territorio e il rispetto dell’ambiente, soprattutto in Toscana e nella Marche, regioni che contano 6 comuni premiati con le Spighe Verdi, premio conferito dalla FEE Italia (Foundation for Environmental Education) per lo sviluppo rurale sostenibile. A questo si aggiungono ancora altri primati che riguardano il nostro Paese. L’Italia, per esempio, secondo i dati Eurostat, è in assoluto il Paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti(79%); sul fronte dell’agricoltura biologica e sostenibile siamo i primi in Europa per numero di aziende impegnate nel biologico e in prima linea per quello che riguarda la ricerca nel campo della chimica verde e delle bioplastiche.
Ulteriori conferme dell’inarrestabile cammino verso un’agricoltura sempre più sostenibile ci viene dall’ultimo rapporto “GreenIntaly 2020” di Fondazione Symbola e Unioncamere, secondo il quale il settore agricolo in Italia si conferma il più green d’Europa.
Ecco alcuni dei punti fondamentali che emergono dal rapporto.
- La transizione verde è un percorso già avviato e su cui un quarto delle imprese intervistate affermano di voler investire anche nel prossimo triennio.
- Le imprese della green economy sono più resilienti: nel 2020, hanno registrato perdite di fatturato inferiori alle altre e sono più ottimiste rispetto al futuro.
- Le imprese green investono maggiormente in Ricerca e Sviluppo, utilizzano di più le tecnologie 4.0 e privilegiano le nuove competenze tecnologiche.
- Le imprese giovanili guardano di più al green: il 47% delle imprese di under 35 ha investito nella green economy nel passato triennio contro il 23% delle altre.
Dall’Osservatorio Smart AgriFood 2021 emerge poi una ottimistica fotografia del settore sotto il profilo dell’innovazione. Sono 538 le soluzioni di Agricoltura 4.0 disponibili per il settore agricolo in Italia (oltre 100 in più rispetto al 2019), che usano prevalentemente sistemi di Data Analytics, piattaforme o software di elaborazione e Internet of Things, e trovano applicazione nelle fasi di coltivazione, semina e raccolta dei prodotti in diversi comparti, fra i quali emergono l’ortofrutticolo, il vitivinicolo e il cerealicolo. Ben il 60% delle aziende agricole utilizza almeno una soluzione digitale, e il 38% ne impiega due o più, ma solo il 3-4% della superficie agricola è coltivata con strumenti 4.0, segno che il mercato deve ancora esprimere larga parte del suo potenziale. Il mercato italiano dell’Agricoltura 4.0 è trainato dai e ausiliari, produttori di macchine agricole responsabili del 73% del fatturato, seguiti dai fornitori di soluzioni IT e tecnologie avanzate (in particolare Internet of Things) con una quota del 17%. Le soluzioni che attirano più investimenti sono quelle per il monitoraggio e il controllo di mezzi e attrezzature agricole (36% del mercato) e i macchinari connessi (30%). Nei software gestionali si concentra il 13% della spesa, i sistemi per il monitoraggio da remoto di coltivazioni e terreni coprono l’8%, il 5% è rappresentato da sistemi di supporto alle decisioni, il 4% da soluzioni per la mappatura di coltivazioni e terreni, il 2% da robot per le attività in campo.
Le tecnologie su cui si concentrano le soluzioni sono prevalentemente Data & Analytics (73%), piattaforme e software di elaborazione (68%) e Internet of Things (54%, +4%), seguite dai device di ultima generazione (46%), mobilità e geolocalizzazione (38%), veicoli e attrezzature connesse (25%), Cloud (19%, +10%) e Artificial Intelligence & Machine Learning (12%).